domenica 26 dicembre 2010

AMERICAN LIFE -Away We Go


TITOLO ORIGINALE: Away we go

PAESE: Gran Bretagna, USA 2009

REGIA: Sam Mendes

GENERE: Commedia, Drammatico, Sentimentale

SCENEGGIATURA: Dave Eggers, Vendela Vida

FOTOGRAFIA: Ellen Kuras

MUSICHE: Alexi Murdoch

CAST: John Krasinski, Maya Rudolph, Carmen Ejogo, Maggie Gyllenhaal, Chris Messina, Paul Schneider, Allison Janney, Jim Gaffigan, Josh Hamilton, Melanie Lynskey, Samantha Pryor, Conor Carroll, Bailey Harkins




American Life (titolo originale Away We Go) è la storia di una tenera coppia di trentenni innamorati. Burt e Verona, interpretati da John Krasinski e Maya Rudolph, sono in attesa del loro primo figlio e stanno cercando di sistemare le loro vite per accogliere al meglio il nuovo inatteso membro della loro futura famiglia.

Una bella città, una bella casa, un bel lavoro, degli amici con cui trascorrere il proprio tempo libero, questo è quello che vorrebbero, ma prima di arrivare a tanto dovranno “crescere”, affrontando da soli le loro vite fatte di goffaggini, frustrazioni, fallimenti e insicurezze, fino ad accettarle.

Per questo, i due decidono di lasciare la casa degli studenti dove ancora abitano, e di intraprendere un viaggio attraverso Stati Uniti e Canda, chiedendo ospitalità a parenti e amici, per cercare la loro casa perfetta, un posto dove vivere serenamente e tirare su la bambina che sta per nascere.

Ma la cosa non è semplice come sembra: l’American Life che scopriranno è lontana dai grattacieli e dal traffico ed è fatta di individui grotteschi, hippie nevrotici, coppie frustrate che non possono avere figli, madri egoiste incuranti dei figli.

Una indiretta riflessione sull’essere genitore che nasce spontanea e che li porterà a ripercorrere tutte le cicatrici nascoste per ritrovare il punti di partenza e tornare alla casa d’infanzia di Verona, quella dove è cresciuta con i propri genitori che poi ha perso a 22 anni, il posto più bello di tutti, immerso nella natura, con vista sul lago.

Sam Mendes (quello di American Beauty e Revolutionary Road per intenderci) si conferma un regista sorprendente e accanto a lui anche i suoi attori in grado di fare impallidire le star di Hollywood anche se poco conosciuti, scelta dovuta al budget limitato di un film che si può definire indipendente

Semplice e tenera la sceneggiatura di Dave Eggers e della sua compagna Vendela Vida, in grado di perforare lo sterni e di arrivare dritta al cuore, così come stupenda è la fotografia di Ellen Kuras.

La colonna sonora del film, Invece mi ha lasciata spiazzata. Avrei detto Nick Drake, ne ero certa, stessa voce e stesso stile, e invece è curata dal cantautore britannicoAlexi Murdoch, considerato da molti per l’appunto la reincarnazione di Nick Drake.

Divertente e tenero, di quelli che lasciano il sorriso stampato in faccia per giorni e giorni, un film inconsueto e controcorrente, dove non si parla di rapine, di fughe a Las Vegas, di carriera e shopping, di vampire etc. etc., ma dove la semplicità della Vita (con V maiuscola) ritorna ad essere il punto di partenza e il punto di arrivo del desiderio di famiglia, di pace, di serenità. Ci vuole coraggio a sbattere in faccia al mondo delle ambizioni così semplici.

martedì 21 dicembre 2010

XY - L'ULTIMO LIBRO DI SANDRO VERONESI

Inizialmente la curiosità è nata dal sito inernet http://www.x-y.it/ dove la casa editrice Fandango e Sandro Veronesi, autore di XY come anche di Caos Calmo, hanno ricreato Borgo San Giuda, i clan che lo abitano, i singoli membri di cui i clan sono composti, le case e la loro disposizione in quel borgo triestino in cui inizia l’indagine al centro della trama del libro.

Poi c’è stata un’intervista da parte di Fabio Fazio e, mah sì, mi sono detta, tanto c’è Natale alle porte e, se proprio non va giù, faccio ancora in tempo a impacchettarlo e regalarlo. Mani al portafoglio, ecco 20 Euro col resto di 50 centesimi e una borsa di tessuto con lo stemma della libreria in omaggio, visto che sono una cliente molto affezionata.

Ringrazio tuttacontenta, ma poi ci rimugino un po' su. E passi per la borsetta che mi ha indolcito un po’ la pillola, ma questo libro costa comunque 19,50 Euro! Eh va bene che c’è il Natale in vista, con la sana tradizione del riciclo, perché altrimenti una persona con uno stipendio

normale mica si arrischierebbe a tanto senza avere la certezza del godimento sperato, parenti e amici intimi dell’autore esclusi, ovviamente.

E il godimento c’è stato, così come lo stupore e l’ammirazione per le idee geniali, per gli intrecci, per la descrizione dei personaggi e dei luoghi: Borgo San Giuda ce l’avevo lì davanti ai miei occhi, ci ero dentro, ho passeggiato per quelle strade, scambiato due chiacchiere con i suoi abitanti spettegolando un po’ sulla storia dei clan, insomma mi sono divertita e nel contempo ho cercato di mettere insieme i pezzi e di ricostruire l’accaduto con una tensione crescente, che mi ha portato su in alto, molto in alto e ancora più su, lasciandomi poi lì, appesa al nulla.

Mi spiego. Il libro gira intorno a un evento terribile che sconvolge la vita di San Giuda, un piccolo villaggio appartato costituito da poche anime. In reltà non si sa bene cosa sia accaduto ma, lì davanti agli occhi dei personaggi e del lettrore ci sono solo i fatti: un albero ghiacciato intriso di sangue (di persone diverse) e tanti morti, uccisi nello stesso momento e nello stesso luogo. Anche se in modi diversi: chi per strangolamento, chi di overdose, chi di cancro, chi decapitato, chi per un boccone andato di traverso, chi per semplice suicidio, chi sbranato da uno squalo (siamo nei dintorni di Trieste).

Un delitto estremo, orrendo e impossibile da spiegare secondo le logiche quotidiane, talmente impossibile che tutti, persino le autorità di governo, sceglieranno una scorciatoia: faranno finta di non aver visto quello che hanno visto e daranno la colpa ad un attacco terroristico islamico.

Non tutti, però. Per alcuni il boccone è troppo amaro per essere buttato giù senza nemmeno sapere perché è successo questo, perché è successo proprio a San Giuda e perché è successo

proprio a loro. Tra questi ci sarà una psichiatra, un prete e uno strano ragazzo che dopo anni di silenzio, ricomincia a parlare.

Ci sarà X e Y, l’uomo e la donna, ma anche la scienza con i suoi tentativi di dare una spiegazione logica a tutto quanto, e il mistero dove il credere sostituisce il comprendere.

E fin qui, tutto bene, è alla fine che, appunto, dall’alto in cui siamo arrivati, osserviamo la terra che velocemente si sgretola sotto di noi, mentre il libro finisce, lasciandoci appesi, in attesa di una bella conclusione che ci riconduca per mano piano piano di nuovo sulla terra ferma.

Ma la conclusione non c’è. E io sono rimasta appesa.

Ho passato tre giorni a sconsigliarlo a tutti, delusa e frustrata (sono pur sempre 370 pagine circa!). Poi, però, ho pensato alla possibilità che Veronesi lo abbia fatto apposta e se è così allora è veramente un genio!

E’ così semplice: alla fine, sullo spiegare vince il credere, ed è per questo che altri avranno la mia stessa reazione, perché non siamo più abituati, perché riteniamo il credere senza lo spiegare un’azione incompleta in se stessa.

Ma, quindi, non è più possibile credere?



lunedì 20 dicembre 2010

WRISTCUTTERS - UNA STORIA D'AMORE

E SE LA FINE .......
FOSSE SOLO L'INIZIO?

Wristcutters - Una storia d'amore

(Wristcutters - A Love Story)


REGIA: Goran Dukic

SCENEGGIATURA: Goran Dukic, Etgar Keret

ATTORI: Tom Waits, Patrick Fugit, Shannyn Sossamon, Leslie Bibb, Shea Whigham, Will Arnett, John Hawkes

FOTOGRAFIA: Vanja Cernjul

MUSICHE: Bobby Johnston

PAESE: Gran Bretagna, USA, Croazia 2007

GENERE: Commedia, Drammatico, Sentimentale

DURATA: 88 Min

FORMATO: Colore 35MM - 1.78 : 1

FORMATO: Colore 35MM - 1.78 : 1



Originale, semplice e poetico insieme. E carino, talmente carino da essere diventato un film culto negli USA(e ignorato in Italia), Wristcutters è stato premiato in molti Festival di cinema indipendente tra cui il Sundance Film Festival.

In piena crisi, alla fine della storia con Desiree, il giovane Zia (Patrick Fugit) ricorre alla solita scorciatoia a cui in molti pensano in questi casi e decide di tagliarsi le vene.

Quello che accade dopo non è Zia all’inferno, ne’ Zia al Paradiso. E’ Zia nel paese dei suicidi, dei wristcutters, ovvero di “coloro che si sono tagliati i polsi”, un luogo amaro dai colori spenti dove non si riesce più a sorridere.

Qui Zia viene a sapere che dopo aver sentito la notizia della sua morte, anche Desiree si è suicidata, e di qui nasce tutta l’avventura on the road della ricerca della ragazza in quel mondo parallelo, un lungo viaggio in cui Zia avrà modo di riscoprire l’amicizia, l’amore e l’importanza della vita. Insieme a lui ci saranno un baffone russo (una specie di clone del cantante dei Gogol Bordello) in cerca di una cosa qualsiasi e una ragazza bruna, Shannyn Sossamon, in cerca della gente al comando di quel mondo parallelo, di cui Zia finirà per innamorarsi.

Un cast di eccezione in cui troneggia la figura del grande Tom Waits nel ruolo paterno di Kneller.

Degna di nota anche la fantastica colonna sonora: Tom Waits, Joy Division, Gogol Bordello e chi più ne ha più ne metta.

Peccato solo che in Italia sia così difficile trovarlo. Non serve aggiungere altro.

sabato 4 dicembre 2010

WhereTheWildThingsPlay.mp4- Primo posto nella categoria BEST SOUNDTRACK al TORINO BEST SOUNDTRACK AWARDS



Soundtrack alternativa per il film "Where the wild things are"
Concorso Torino Best Soundtrack Awards 2010
Categoria Best Soundtrack
Autori: Alessio Zanin e Luigi Suardi

Notte di passione, la mia. Avanti e indietro, avanti e indietro per tutta l'anticamera. Poi per la camera da letto. Esploro anche il soggiorno di casa mia, per poi finire in bagno. Vado in cucina a bere un po' d'acqua, accendo la tele. C'è Zatoischi, e un po' mi acchiappa, ma non abbastanza per distrarmi dal chiodo fisso.
A qualche centinaia di chilometro di distanza al TORINO BEST SOUNDTRACK AWARDS 2010 c'è i mio fratellino\one, a seconda dei giorni, che si esibisce con il suo amico, Luigi Suardi, per la categoria BEST soundtrack con una colonna sonora ex novo de IL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE.
Io l'ho già ascoltata almeno un centinaio di volte. So che vincerà ed è per questo che sono agitata.
Zatoischi finisce.
12:15. Lo chiamo. Ci sono ancora altri gruppi che devono ancora suonare.
Ok, mi arrendo me ne vado a dormire.
Ma non dormo.
Penso. Penso che comunque vada sono orgogliosa e sono felice.
Poi verso l'una arriva a chiamata: primo posto, lui va a festeggiare e io vado a dormire esausta al solo pensiero come dopo un concerto dei KORN.
Ce ne vorrebbero di più di momenti in cui la vita ti stringe la mano e si congratula con te per quello che hai creato, comunque...domani è un altro giorno!

sabato 6 novembre 2010

In viaggio verso IL SIGNORE DELLE LACRIME



Titolo: SIGNORE DELLE LACRIME

Autore: ANTONIO FRANCHINI

Prezzo: € 13,00

Editore: MARSILIO (collana romanzi e racconti)


"E la vita mi impressiona? Non sempre, dovrei farmene impressionare di più."


Capitato per puro caso nella mia vita, Signore delle lacrime è un libro sui generis, difficile da far rientrare nel modello di catalogazione di generi letterari comunemente usato, in quanto incrocio tra reportage, romanzo, diario in cui vengono registrati ricordi e meditazioni.

Questo ha condizionato indubbiamente la mia reazione alla lettura: nel leggere le prime pagine il tentativo di incastonare il testo in un genere letterario mi ha distolto dal contenuto stesso della lettura, fino al momento della resa e dell’abbandono totale alle parole, alla decisione inconscia di salire sulle spalle dell’autore e di lasciarsi da lui condurre per le strade polverose di un’India mistica e misteriosa.

Un viaggio in cui la corrente ti spinge ad entrare in contatto con la sacralità, con le divinità, con la morte, col sapere e la conoscenza stessa, un compendio di Divina Commedia, un viaggio nell’interiorità che conduce momentaneamente al di fuori di una Selva Oscura moderna e da cui si esce in qualche modo cambiati.

Obbligatorio un accenno all’autore, Antonio Franchini, nome importante dell’editoria italiana, attualmente Direttore della Narrativa Italiana Mondadori.

martedì 5 ottobre 2010

ANAIS NIN -DIARI


“La vita ordinaria non mi interessa. Cerco solo i grandi momenti. Voglio essere una scrittrice che ricorda agli altri che questi momenti esistono…”.

Bella, affascinante, cosmopolita, controversa, scandalosa, profonda conoscitrice dell’animo umano. Un po’ troppo per il ventesimo secolo.

Anais Nin, scrittrice di bellissimi racconti (spesso etichettati troppo sbrigativamente come erotici) nonché amante di Arthur Miller, era una donna mossa da un profondo bisogno di conquista, dal bisogno di essere adorata, dal bisogno di interessare.

“Se mio padre se n’è andato… se non mi amava dev’essere perché non ero amabile… come cortigiana avevo già assaggiato il fallimento. Dovevo trovare altri modi per interessare gli uomini“.

Quale posto migliore avrebbe potuto rispondere meglio alle sue esigenze se non la Parigi degli anni ’30? Come resistere al richiamo di quella città? Un richiamo soprattutto dovuto al fervido clima intellettuale che dominava incontrastato le sue atmosfere, generato e rigenerato in continuazione da molti dei più grandi artisti, scrittori, poeti, musicisti, teatranti di allora. Qui tra le vittime mietute dalla Nin ci saranno anche Antonin Artaud e Henry Miller, i due da me più invidiati, ma anche Gore Vidal, Dalì, Sigmund Froid.

Per cominciare ad avvicinarsi e assaporare la sua voglia di vivere, di amare, di appassionarsi con tutta l’anima e con tutto il corpo, il mio consiglio è di cominciare con il “DIARIO”, una raccolta di scritti autobiografici iniziata nel 1931. Queste pagine celano una delle più belle storie d’amore che mi abbiano mai fatto vibrare e su cui è basato il film “Henry & June”.

Non importa se si tratta di uno scandaloso amore a tre e non importa se la sua sensualità sfoci nell’erotismo sfrenato.

venerdì 24 settembre 2010

FRANCESCA WOODMAN - Ritratti interiori tra Providence Roma e New York


"You can not see me from where
I look my self".











Un corpo che si confonde con l'ambiente circostante, mimetiz-
zandosi e dissolvendosi, fino a diventare parte di esso.
Potrei riassumere così l’impressione procurata dalle 116 stampe in bianco e nero e dai 15 video esposti in una penombra contemplativa a Milano, al Palazzo della Ragione dal 16 luglio al 24 ottobre, nell’ambito di una mostra dedicata a Francesca Woodman, curata da Marco Pierini e Isabel Tejeda.

Sfrontata e sensuale, ma al contempo fragile e vana. È il ritratto che emerge da soggetto-oggetto principale delle fotografie, l’autrice stessa, Francesca Woodman, figlia d’arte, nata nell’aprile del 1958 e morta suicida a soli 22 anni.

Pochi anni di intenso lavoro in cui portare avanti una ricerca interiore ambientata in spazi naturali e in scalcinati ambienti domestici, rappresentati in una dimensione di intimità resa dal bianco e nero.

Nelle inquadrature, in cui nulla viene lasciato al caso, accanto a qualche oggetto di scena compare quasi sempre Francesca, modella di se stessa, perlopiù in versione acefala.

Il risultato è struggente.

L’occultamento del volto e con esso di una parte della propria identità (reso attraverso la scelta di determinate inquadrature o mediante l’uso di maschere e sfumature), conduce per mano, fino al punto in cui riusciamo a scorgere il Sé nel momento esatto in cui si dissolve nello squallore di una stanza.

Bello da piangere.

Than at one point I did not need to trenslate the notes, they went directly to my hands”.


sabato 21 agosto 2010

BASILICATA COAST TO COAST: L’importante non è la destinazione ma il viaggio.



Perchè "La Basilicata esiste,

è un po' come il concetto di Dio

ci credi o non ci credi".

Nicola Palmieri



REGIA: Rocco Papaleo

ATTORI: Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Max Gazzè, Rocco Papaleo, Giovanna Mezzogiorno

PAESE: Italia 2010

GENERE: Commedia musicale

DURATA: 105 Min



Al risveglio ci penso subito. Devo masticarlo, devo saperne di più, devo farlo ancora più mio.

Sto parlando del film che ho visto ieri sera in un cinema ancora pressoché deserto, ad esclusione di tre o quattro nostalgici lucani un po’ attempati. Basilicata Coast to Coast, per l’appunto.

Bello, emozionante nella sua semplicità, una commedia musicale on the road, dove gli antieroi di Rocco Papaleo (qui alla prima prova dietro la maccina da presa), incarnati in una combricola di musicisti, decidono di attraversare a piedi la Basilicata, dal Tirreno allo Ionio, per partecipare al Festival del teatro-canzone di Scanzano Jonico.

Un gruppo scalcinato, quello de “Le pale eoliche”, formato dall’insegnante Papaleo, da un impenetrabile Max Gazzé, surreale bassista di tante note e nessuna parola (autore della splendida colonna sonora), dal piacente Alessandro Gassman, nonché suonatore di custodie di contrabbassi, dal tenero e debole Paolo Briguglia e dalla giornalista inversa Giovanna Mezzogiorno col compito di riprendere per una televisione parrocchiale quel viaggio picaresco che si rivelerà per tutti terapeutico, denso di imprevisti e di incontri inaspettati.

Un elogio particolare, oltre al “pane e frittata di mamma”, va però al grande Papaleo, personaggio poliedrico, nel film come nella vita, che canta, suona, recita, insegna, fa il regista. E grande soprattutto per aver suggerito pubblicamente a Bossi Jr un un «coast to coast» nel Sud Italia.


martedì 27 aprile 2010

NOBODY KNOWS ABOUT THE PERSIAN CATS




Sull’onda di letture quali I tetti sopra Teheran e Islampank, ho deciso di approfondire le mie conoscenze basilari sulla cultura underground iraniana, un universo da me prima completamente ignorato che ritengo però debba essere disseppellito, perchè è così che si combattono le guerre.

Mi sono data al nuovo cinema iraniano, incuriosita dal quinto film di Barman Ghobadi, regista iraniano di origine curda, terminato nel 2009 dopo 17 giorni di riprese e vincitore del Premio Speciale della Giuria nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes.

La pellicola è stata girata per intero in clandestinità, senza i permessi e le autorizzazione necessarie, per questo sembra quasi un documentario e costituisce una denuncia antiregime so per se stesso, un tentativo riuscito di fuggire la repressione delle autorità e delle istituzioni iraniane.

I protagonisti sono Nagar e Ashkan, due giovani musicisti che stanno cercando a tutti i costi di mettere su un gruppo indie rock, i Take It Easy Hospital, e di organizzare un concerto a Teheran per finanziare l'acquisto di passaporti falsi allo scopo di emigrare a Londra ed esibirsi sui palchi europei. Sembra semplice, ma non lo è: per il regime islamico iraniano, la musica è impura poichè essa procura gioia e gaiezza e ottenere le autorizzazioni necessarie, che vengono rilasciate col contagocce, è impresa ardua. Ai due non rimane che mettersi nelle mani di Nader, un trafficante tutto fare che li condurrà in quelle vie, in quegli scantinati, nelle sale prove improvvisate nelle fabbriche che

costituiscono l’universo underground di Teheran.

Un film che può piacere o non piacere, ma resta comunque interessante e da vedere in quanto opera d’arte “arrabbiata” e in quanto simbolo di un valore di per se stesso che va al di la della dimensione artistica.

(Il titolo non è casuale : come in Iran è vietato portare fuori sia i cani che i gatti, allo stesso modo i ragazzi protagonisti del film sono costretti a nascondersi per suonare la loro musica, virtualmente proibita dalle autorità).


I Gatti Persiani (Iran, 2010)


Distribuzione: Bim


Regia: Bahman Ghobadi


Cast: Nagar Shaghaghi, Ashkan Koshanejad, Hamed Behad


Sceneggiatura: Bahman Ghobadi, Roxana Saberi, Hossein M. Abkenar


Fotografia: Turaj Aslani


Montaggio: Hayedeh Safiyari


Genere: drammatico


Durata: 101 min.



venerdì 23 aprile 2010

L'ALBERO DELLE LATTINE




“L’ASPETTO PiÚ CORAGGIOSO DEGLI UOMINI É CHE CONTINUANO A VOLER BENE A CREATURE MORTALI ANCHE DOPO AVER SCOPERTO CHE ESISTE LA MORTE”


Parla dI morte, quella fisica ma anche quella emotiva, ma non è triste. L'ultimo romanzo della vincitrice del premio Pulitzer Anne Tyler (nella foto a sinistra), The Tin can Tree, ovvero L'albero delle lattine, edito da Guanda, esplora con delicateza e con stile sfolgorante

il dolore universale provato dalla piccola gente comune, con tutti gli annessi e connessi.

Janie Rose, la figlia minore dei Pike, muore a soli sei anni a causa di una banale caduta da un trattore. La vita della casa trifamiliare dal tetto di latta che ospita la sua famiglia e i vicini viene inevitabilmente alterata e sconvolta da questo evento.

Gli equilibri, costruiti faticosamente prima di allora, vengono improvvisamente alternati, trasformando la vita corale in un insieme di cupi microcosmi scombussolati, dove esistenze emotivamente paralizzate reagiscono al dolore ognuno a proprio modo. C’è chi vaga alla ricerca di attenzioni, come Simon, il fratello maggiore di Janie Rose, che ha la sensazione di essere diventato improvvisamente invisibile agli occhi di tutti, o come Joan, che reclama più attenzioni da James che invece le concentra sul fratello Ansel, ipocondriaco, che a sua volta è terrorizzato dal fatto che se dovesse morire nessuno se ne accorgerebbe e nessuno piangerebbe la sua morte. C’è chi tenta la fuga, una fuga mentale come quella di Ansel, una fuga fallita come quella di Joan, una fuga riuscita come quella di Simon, la fuga dal passato di James, la fuga nel silenzio e nella paralisi della Signora Pike, la fuga nel lavoro del Signor Pike.

Il tutto condito con un’attenzione minuziosa e quasi fotografica ai dettagli in cui nessun particolare sfugge alla descrizione. Come finisce? E’ proprio questo il problema…..in realtà non finisce. Dolorosa manchevolezza.

DETTAGLI TECNICI:

Titolo: L'albero delle lattine

Titolo originale: The Tin Can Tree

Genere: Narrativa Straniera

Autore: Anne Tyler

Traduzione: Laura Pignatti

Editore: Guanda

Anno di pubblicazione: 2010

Collana: Narratori della Fenice

Informazioni: pg. 250

Codice EAN: 9788860887719

Prezzo di copertina: € 16,00

COMMENTI:

"Quando esce un nuovo romanzo di Anne Tyler bisogna lasciar perdere tutto e comprarlo subito. E naturalmente leggerlo." [Nick Hornby]

"Una prosa che ci emoziona e ci incanta. Ogni volta." [D di Repubblica]

"PELLE" di Erica Zanin

"PELLE" di Erica Zanin
Un romanzo in vendita su www.ilmiolibro.it

"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.