martedì 4 settembre 2018

L’isola dei cani e la distopia di Wes Anderson

Titolo originale: Isle of Dogs
Regia: Wes Anderson
Interpreti (voci originali): Bryan Cranston, Bill Murray, Edward Norton, Liev Schreiber, Greta Gerwig, Jeff Goldblum, Bob Balaban, Harvey Keitel, Scarlett Johansson, Tilda Swinton, Francesc McDormand, F. Murray Abraham, Ken Watanabe, Yoko Ono
Distribuzione: Fox
Durata: 101′
Origine: USA, 2018




«Non sarei in grado di spiegarvi con esattezza tutto il processo creativo di questo film ma posso dirvi che due grandi fonti di ispirazione sono stati Akira Kurosawa e Hayao Miyazaki. Amo l’uso che fanno dei dettagli e dei silenzi, e come mettono in scena la natura. Senza dimenticare però La carica dei 101, il film Disney che amo di più. Mi piace ricordare sempre Tom Stoppard che dice di iniziare un lavoro non quando ha un’idea, ma quando ne ha due che si mischiano, che collidono».


Una terribile influenza canina. In un futuro distopico, nell’arcipelago giapponese.
Un’isola-discarica dove vengono deportati tutti i cani della Prefettura. L'Isola dei cani, appunto.


Dittature in agguato, studenti ribelli e animali cyborg a fare la guardia al potere. Rifiuti ammassati come sofisticate costruzioni di design.

E la storia d’amore tra un ragazzino e il suo cane perduto. E' Atari, il piccolo pilota icona della rivoluzione, in cerca del suo Spots, il primo cane deportato da Kobayashi.

Insieme a lui un gruppo di cani meticci, stanchi della loro condizione.

La purezza dell’infanzia, la ricerca spasmodica di simmetria, persino nell'ammasso di rifiuti che ricoprono l'isola.

Primo film distopico scritto, diretto e co-prodotto dal regista texano Wes Anderson. Un epico viaggio di formazione tra presente e passato, animato in stop motion, in cui parlare di un mondo futuro paradossale è un modo di parlare di quello che viviamo oggi.

E 5 anni per realizzarlo: i personaggi sono pupazzi e i paesaggi in cui si muovono sono modellini in scala.


“Ho messo insieme tutti quelli con cui avrei voluto lavorare in un film. Con alcuni di loro avevo già lavorato, con gli altri sognavo di farlo. Con un film di animazione è più facile avere tutti gli attori che vuoi. Nessuno può dirti: sono impegnato in quel periodo. Dare la voce a un personaggio è un qualcosa che puoi fare in qualunque momento e ovunque ti trovi“.


Un omaggio alla bellezza del cinema giapponese (in cui compare anche l’artista Yoko Ono), fatto di un umorismo complesso e sofisticato, con dialoghi densi è serrati, alternati a lunghi silenzi, con il giapponese non tradotto né sottotitolato (e sarà così in tutte le versioni del film, in qualsiasinazione).


E il buon Desplat lo capisce molto bene, con una partitura spigolosa e interessante. Una bella analisi sulla colonna sonora in questo post di Collateral Sound.


Curiosità

Perché guardare L'isola dei cani?
Perché è un piccolo capolavoro che nasconde tanto lavoro:

- Il film è stato girato in 445 giorni
- La crew era formata da 670 persone, incluse quelle che hanno scolpito e modellato tutti i pupazzi
- Il film è composto da 850 scene, 76 delle quali con animazioni 2D e stop motion
- 144.000 fotogrammi hanno coperto i 100 minuti di durata del film
- Il set più grande era lungo 9 metri. Il più piccolo era grande come un iPhone
- 1097: sono i pupazzi realizzati, dei quali oltre 500 umani e 500 cani
- Per realizzare il pupazzo di ogni animale protagonista ci sono volute circa 16 settimane
- Ciascun personaggio umano ha avuto 53 facce scolpite con differenti espressioni. Ciascuno con 48 differenti bocche per realizzare i dialoghi.

Da vedere.

La stanza delle meraviglie: quando il racconto si fa poesia



Titolo originale: Wonderstruck
Regia: Todd Haynes
Attori principali: Julianne Moore, Oakes Fegley, Millicent Simmonds, Jaden Michael, Cory Michael Smith. Cast completo
Genere: Avventura
Uscita: USA, 2017
Durata: 120 minuti



Tutti giacciono nel fango, ma qualcuno guarda le stelle.

Due epoche diverse, 1977 e 1927, ad alternarsi senza soluzione di continuità. Due città divise da centinaia di chilometri, Minnesota e New Jersey. Due bambini, Benji e Rose. Anche loro diversi. Ognuno con la sua personale odissea e col suo miraggio da rincorrere.
Solo la sordità li unisce, il loro esilio sonoro. Oltre ad un avventuroso viaggio intriso di corrispondenze e rimandi, attraverso una New York a colori per uno, in bianco e nero per l'altra. E al libraio, naturalmente.


Perché il mistero deve venire a galla. E se per Benji il mistero è il segnalibro di una libreria newyorkese sul quale trova un messaggio del padre che non ha mai conosciuto, per Rose è Lillian Mayhew (Julianne Moore), una diva del cinema muto che la ragazza vuole incontrare nel teatro dove sta portando in scena il suo spettacolo teatrale.


Intanto, il muto si alterna al parlato, e Space oddity di David Bowie a Also sprach Zarathustra di Richard Strauss, anche se la colonna sonora funziona in qualche modo come collegamento significante tra i due mondi.
Dietro tutto questo Todd Haynes e Brian Selznick. Il primo, modernissimo, sperimentale e sensibile regista statunitense, il secondo scrittore e illustratore americano dell'omonima opera grafico-letteraria (lo stesso di Hugo Cabret), nonché sceneggiatore stesso del film.

Insomma, in conclusione, un film visionario sicuramente da vedere, di una tenerezza assoluta, giocato su un gioco ipnotico di simmetrie, tra stupore e speranza.

Curiosità: il nome originale, Wunderkammer, significa letteralmente "gabinetti delle curiosità", ovvero quegli armadi o stanze ripiene di oggetti meravigliosi e reperti straordinari da conservare che germogliarono tra il Seicento e il Settecento, incoraggiati dalla maestosità del Barocco e dagli interessi scientifici dell’illuminismo. Da questi gabinetti, hanno poi avuto origine i musei.

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Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.