giovedì 6 novembre 2014

BOYHOOD: un film, lungo una vita


- Dai va bene così.
- Posso usare le spondine?
- Niente spondine. La vita non regala spondine.


GENERE: Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Richard Linklater
SCENEGGIATURA: Richard Linklater
ATTORI: Patricia Arquette, Ellar Coltrane, Ethan Hawke, Lorelei Linklater, Tamara Jolaine, Evie Thompson
FOTOGRAFIA: Lee Daniel, Shane F. Kelly
MONTAGGIO: Sandra A
PRODUZIONE: IFC Productions, Detour Filmproduction
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
PAESE: USA
DURATA: 163 Min

Vincitore dell’Orso d’argento al festival di Berlino, Boyhood è una saga familiare girata in soli 39 giorni nell'arco di ben 12 anni (tra il 2002 e il 2013).

Tutto ebbe inizio nell'estate del  2002, quando il regista e sceneggiatore Richard Linklater, riprendendo un'idea di Kubrik, decise di radunare la stessa troupe e lo stesso cast ogni anno, per dodici anni,  per girare alcune parti del film, che inizialmente doveva chiamarsi The Twelve Year Project.

Scopo del progetto: seguire la crescita dei personaggi a pari passo con quella degli attori per dare vita ad un'esperienza cinematografica assolutamente innovativa, un modo diverso di immergersi nella vita ordinaria di una famiglia ordinaria, un'esperienza unica nel suo genere che mi risulta comunque difficile catalogare come 'film'.

Interpretato da  un cast è eccellente, tra cui Ellar Coltrane,  Patricia Arquette, Ethan Hawke,  il film segue la vita del giovane Mason (Ellar Coltrane), che insieme con la sorella Samantha, intraprende un viaggio emozionante e trascendente fino all'età adulta.
Figlio di genitori separati, Mason vorrebbe soltanto una vita normale all'interno di una famiglia normale, mentre invece si ritrova ad essere sballottato qui e là a causa dei reiterati fallimenti matrimoniali della madre e  dell'eterna adolescenza del padre.

Assistiamo alle sue vicissitudini a partire dagli otto anni, quando frequenta la scuola elementare, fino ai vent'anni, quando entra al college. Nel mezzo, tante cose ordinarie che il regista texano trasforma magicamente in eventi straordinari degni di essere catturati dalla cinepresa: il rapporto con i genitori divorziati, i traslochi, le nuove scuole, i matrimoni falliti della madre, il rapporto conflittuale con la sorella Samantha, la nuova relazione del padre. E non manca l'attenzione all'evoluzione degli oggetti d’uso quotidiano, ai cambiamenti culturali, sociali e politici.

Si sta parlando insomma di un film che in qualche modo sembra incanalare il flusso della vita reale, qualcosa che si potrebbe definire la cosa più vicina ad una vita vissuta che il cinema di finzione abbia mai realizzato. Assolutamente da vedere.



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Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.