REGIA: Gabriele Salvatores
SCENEGGIATURA: Gabriele Salvatores, Alessandro Genovesi
ATTORI: Margherita Buy, Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Fabio De Luigi, Carla Signoris, Valeria Bilello, Gianmaria Biancuzzi, Alice Croci
PRODUZIONE: Colorado Film
PAESE: Italia 2010
GENERE: Commedia
DURATA: 90 Min
Lo so che il proposito di questo blog è di annotare le cose belle incontrate, ma oggi devo fare un’eccezione, forse, perché Happy Family mi è rimasto sul gozzo, e non ci posso credere, non può essere Salvatores a deludermi così tanto, e ho bisogno di capire, perché sono certa che ci deve essere una spiegazione.
E io per capire scrivo.
Ora veniamo al dunque. Happy Family è una commedia diretta da Salvatores
L’ho visto senza aver letto o sentito commenti e/o recensioni, così a mente vergine, anche se qualche aspettativa nei confronti di Salvatores devo ammettere che
ce l’avevo.
La trama è bizzarra, divertente: i personaggi ideati da uno sceneggiatore in crisi prendono vita e coinvolgono il loro creatore in uno scontro/incontro tra due famiglie dovuto alla ferma decisione di sposarsi presa dai loro rispettivi figli appena sedicenni.
E fin qui niente di male. Quello che d’istinto mi perplime è proprio la regia
Prima scoperta: in realtà il film ha preso spunto da uno spettacolo di Alessandro Genovesi (prodotto al Tetro Elfo di Milano) a sua volta ispirato ai Sei personaggi in cerca di autore di Pirandello.
Eh beh, eh behbeh, mi dico.
Seconda scoperta: le citazioni, molteplici. Per esempio c’è la scena in cui Caterina si sente gli occhi addosso di tutti i passeggeri del tram, ripresa dalla scena iniziale di 8 ½ di Federico Fellini. Poi c’è il richiamo a Marrakech Express, dello stesso Salvatores, quando Bentivoglio e Abatantuono parlano del loro primo incontro in Marocco.
Aaaaah, eeeeeh, dico, quasi con un sospiro di sollievo.
Terza scoperta: la fusione tra vita, commedia e film, in cui la commedia racconta la vita come se la vita fosse un film, e contemporaneamente il film racconta la vita come fosse una commedia, con i personaggi che escono dallo schermo e interagiscono con il narratore e con il pubblico stesso e con un finale metacinematografico che riunisce le tre dimensioni
Ooooohhh, e qui comincio ad agitarmi dalla sedia per l’agitazione che mi prende davanti a questa genialata.
Quarta scoperta: la geometria. Happy Family è geometricamente perfetto che si apre e si chiude a cerchio con una panoramica sull’appartamento/studio di un autore incasinato pieno di oggetti ai quali si appiglierà nel corso della scrittura.
Conclusione?Intellettualmente bello e genialmente costruito.
Ma dov’è finita la spontaneità?