sabato 19 gennaio 2013

Ken Loach: dalla parte degli operai alla parte degli angeli




Titolo: La parte degli angeli
Titolo originale: The Angel's share
Genere: Commedia, Drammatico
Regia: Ken Loach
Sceneggiatura: Paul Laverty
Attori: John Henshaw, William Ruane, Roger Allam, Daniel Portman, Paul Brannigan 

La parte degli angeli, l'ultimo film di Ken Loach, è una semplice storia di outsider dei giorni nostri da cui emerge la visione di un regista che crede ostinatamente nelle persone.

Noto al pubblico come cantore della classe operaia, a spingere Ken Loach a realizzare questo film è stata infatti la constatazione che, verso la fine dello scorso anno,  in Gran Bretagna il numero di giovani disoccupati ha superato per la prima volta la quota di un milione. D'altronde non è la prima volta in cui Ken Loach affronta temi quali la disoccupazione e il riscatto sociale, anche se lo fa con un particolare sense of humor (lo stesso utilizzato ne Il mio amico Eric) che rende il fil più leggero e a tratti comico.


Protagonista è Robbie (Paul Brannigan), un ragazzo cresciuto nella periferia di Glasgow, le cui cicatrici riflettono un passato molesto. Robbie ha infatti appena scontato una pena in un carcere minorile per rissa dovuta a futili motivi e si ritrova a lottare per essere reinserito nella società, per avere un lavoro e per essere padre: sta per avere un figlio da Leonie (Slobhan Relly), una ragazza a cui tiene moltissimo, viene considerato dai genitori di lei soltanto un teppista in erba incapace di garantire alla figlia e al futuro nipote una vita dignitosa. 

Mentre sconta una condanna a svolgere lavori socialmente utili, Robbie conosce Rhino, Albert e Mo, oltre che Harry, l'assistente sociale che coordina il programma di reinserimento per ex carcerati e che intuisce le innati e stupefacenti qualità di cui è dotato Robbie: un fiuto per i migliori whisky di malto del mondo che aprirà la strada del riscatto sociale a lui e alla sua allegra combricola di ex carcerati.
E così si spiega anche il titolo del film: la parte degli angeli è quella piccola percentuale di whisky (2% circa) che, durante l’invecchiamento in botte, svanisce, evapora attraverso il legno e si dissolve nell’aria per essere offerta appunto agli angeli. 

Premiato della Giuria presieduta da Nanni Moretti al Festival di Cannes di quest’anno, La parte degli angeli non fa certo parte del vero e proprio cinema di lotta per cui il regista si è fatto conoscere, ma si tratta piuttosto di una rappresentazione un po' favolistica di cosa può succedere in quelle corcostanze fortuite in cui la vita ci offre un'occasione, che ognuno poi coglie a modo suo, secondo le proprie aspirazioni e secondo le proprie abitudini. Ma, forse, anche questo è soltanto un nuovo modo di esorcizzare e combattere le ingiustizie.

mercoledì 2 gennaio 2013

Kajal: le esperienze di guerra e di vita di Maria Cuffaro



Titolo:
 Kajal

Autrice: Maria Cuffaro
Casa editrice: Edizioni ImprimAtur 
Costo: €16,00
"Vi racconterò della guerra, non come donna o come madre, ma come giornalista, vi racconterò come si nascondono le notizie, di cosa vuol dire trovarsi sotto il fuoco, avere paura". 

"La realtà la puoi solo capire se ti sporchi le mani: non basta osservare, a volte bisogna anche vivere."


Si chiama "Kajal", come la matita nera che Maria Cuffaro mette sempre sulle e dentro le palpebre, quasi a simboleggiare l'unione tra Occidente e Oriente che ha caratterizzato la sua vita, visto che questo libro-racconto raccoglie una serie di istantanee in cui l'inviata conduttrice del TG3 ritrae le sue esperienze da inviata, oltre che di donna e mamma, svelandoci i retroscena del suo lavoro e della sua vita.
Nata da padre siciliano e madre svizzero-indiana, Maria Cuffaro ha una lunga carriera giornalistica alle spalle che l'ha portata a viaggiare tra Gaza e Cambogia, tra Kashmir, Iraq e Stati Uniti: giornalista del TG3 (dal 1989), autrice di inchieste e reportage come, tra i tanti, quelli in Asia, Africa, Sud America e quello sulla strage di Nassirja, ha scritto anche per il Manifesto, l'Espresso, Avvenimenti e ha lavorato con Michele Santoro in trasmissioni come Il rosso e il nero, Tempo reale, il Raggio Verde, Sciuscià.

In kajal Maria Cuffaro parla finalmente di sé, lasciando trapelare tutta la rabbia, le mascelle serrate, ma anche il coraggio, la forza di volontà e la sensibilità di colei a cui Marcello Dell'Utri  si era rivolto con l'appellativo“la faccia dark, un po’ gotica” di certi giornalisti di Raitre. 


Ma oltre agli scorci della bambina che era in Sicilia, della storia della sua famiglia e della sua esperienza di inviata di guerra nei posti più difficili del Mondo, nel libro troviamo anche le esperienza vivide delle vittime, dei carnefici e dei sopravvissuti che la storia ha dimenticato, viste attraverso i suoi occhi truccati appunto col kajal.

Scendendo nei dettagli, al centro del libro c’è l’Iraq del 2004 e l'assedio di Nassiriya, con i militari italiani lasciati a subire gli attacchi dei guerriglieri senza avere a disposizione adeguati mezzi per difendersi in quella che il Governo insisteva a definire una "missione di pace". Ma Kajal è popolato soprattutto di persone che la storia ha dimenticato, eroi ai margini come il reporter argentino Mario Podestà morto in Iraq nel 2003, persone invisibili come gli zingari o le prostitute italiane e le loro vite, conosciuti quando, travestita da zingara o da prostituta, girava per Roma e Milano cercando lavoro ed elemosina, nel tentativo di entrare nelle loro vite, conoscerle, viverle e raccontarle. 
E sempre nel libro, però, accanto alla guerra, alla sofferenza, all'adrenalina provocata dallo scoppio delle bombe a un palmo di naso, accanto al desiderio di essere pronta testimone insieme alla sua troupe di ciò che accade, c’è Lorenzo, il figlio di Maria Cuffaro, e la sua legittima paura che la sua mamma muoia. Una presenza che comporta delle scelte che a volte implicano ancora più coraggio di quello finora dimostrato.
Quello che mi colpisce particolarmente di questo libro è la capacità dell'autrice di coinvolgere il lettore negli eventi, nei luoghi, nelle sensazioni, nelle confidenze ed nelle emozioni descritte sia nel suo essere che nel suo significato, di rendere visibile la guerra e di rendere vicine e a portata di mano cose lontane. Non per altro, tra i premi vinti da Maria Cuffaro figurano anche il premio Ilaria Alpi (2005) e il premio Maria Grazia Cutuli (2007).

venerdì 28 dicembre 2012

Parenti Serpenti, il crudele capolavoro natalizio di Monicelli

Titolo OriginalePARENTI SERPENTIRegia: Mario Monicelli
Interpreti: Marina Confalone, Paolo Panelli, Alessandro Haber, Cinzia Leone, Eugenio Masciari
Durata: h 1.45
Nazionalità:  Italia 1992
Genere: Commedia grottesca






Natale è uno di quei momenti in cui tutti i nodi vengono al pettine, come diceva la mia maestra. La patina di cordiale partecipazione, i luccichii delle illuminazioni il profumo dei manicaretti non riescono a nascondere completamente ne' la fatica dei tentativi momentanei e doverosi di convivenza forzata, ne' le tracce di rancore malcelato tra fratelli, tra genitori e figli, tra amici che si rincontrano dopo tanto tempo.

L'incontro annuale di fratelli, cognati e nipoti a casa dei nonni nella innevata Sulmona in occasione del Natale è anche il perno centrale attorno a cui ruota il film Parenti Serpenti di Mario Monicelliun film della commedia nera all'italiana ad altissima carica corrosiva, l'ideale per  restituire un po' di lucidità alle nostre menti annebbiate dai banchetti natalizi, da brindisi di prassi e dalla routine, in fondo, che caratterizza tutte le famiglie in questo periodo dell'anno.


A scombinare la ricomposizione faticosa di mondi ormai separati è la notizia che uno dei figli deve ospitare i poveri genitori Saverio (Paolo Panelli) e Trieste (Pia Velsi) fino alla loro morte naturale, che non sono più in grado di badare a se stessi e non vogliono stare più soli. 
La lauta ricompensa offerta dai due genitori non è però sufficiente a evitare la deflagrazione totale e l'innesco di guerre fratricide, da tempo latenti, alimentate da invidie, tradimenti e verità omesse. 

Finché non si giunge a un soluzione paradossale del problema, questa volta condivisa da tutti i figli: provocarne la morte con una stufa a gas precedentemente manomessa.

Il risultato è un quadretto coloratissimo in cui, nonostante la cornice natalizia, viene sapientemente e spietatamente ritratta la famiglia italiana media in cui egoismo, tradimento, invidia e vanità prevalgono sui buoni sentimenti, anche a Natale. Un frammento di un'Italia ancora molto attuale.


lunedì 24 dicembre 2012

Leggendo Fitzgerald: Tenera è la notte



Titolo: Tenera è la notte
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Curatore: Fernanda Pivano 
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi tascabili. Scrittori
Data di Pubblicazione: Settembre 2005
Pagine: XVIII-384


"A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere."




“Il guaio è che quando si è sobri non si ha voglia di veder nessuno, e quando si è sbronzi nessuno ha voglia di vedere noi.”
Tenera è la notte è il grande romanzo che lo scrittore americano Francis Scott Fitzgerald diede alle stampe nel '34 a New York, dopo nove anni di tentativi, retromarce, pentimenti, entusiasmi, tragedie personali trasformate in narrazione.Anche se inizialmente non venne accolto con molto entusiasmo dalla critica e dal pubblico, Tenera è la notte è stato da molti critici considerato il più importante, intimo e personale romanzo di Fitzgerald, se non il più sofferto e il più rappresentativo. 

La storia, che si svolge negli anni Venti, e precisamente tra il 1924 e il 1929, ruota intorno all’amore infelice del protagonista, Dick Diver, un giovane e talentuoso psichiatra, per una una sua ex paziente ricchissima, Nicole Warren, che un incestuoso rapporto col padre ha reso appunto fragile e schizofrenica. Le cose arrivano fino al punti che il lavoro di Dick, ma anche la stessa sua vita, diventano del tutto condizionati dalla malattia della moglie e dalla sua ricchezza, che sembrano legarlo a lei indissolubilmente, tanto da rifiutare inizialmente anche l'amore per Rosemary Hoyot, una bella attrice americana. Circondato dal lusso e da ricchi amici americani, Dick inizia ad esagerare con i bicchieri di Gin, finché è costretto ad abbandonare la gestione della clinica che negli anni aveva costruito, mentre, al contrario, Nicole sembra riemergere dall'abisso della sua malattia, grazie anche al ritorno di Tommy Barban, un mercenario francese da sempre innamorato di lei. Il finale è indiscutibilmente amaro.


Ma Tenera è la notte è anche un intreccio di avvenimenti reali ed esperienze personali dell'autore: partendo dai luoghi in cui il romanzo è ambientato, che riflettono i lunghi viaggi avanti e indietro tra Europa e America, tra Parigi e Svizzera, tra Costa Azzurra e Roma, fino ad arrivare agli stessi personaggi, mai consapevoli della propria miseria e della piccola e misera condotta delle loro esistenze.
Se il personaggio di Rosemary Hoyot è ispirato all'attrice cinematorafica Lois Moran che lo scrittore conobbe a Hollywood nel 1927, Nicole Warren, la moglie di Dick, è in realtà l’alterego di Zelda, la compagna infelice dell’autore che in quegli anni venne ricoverata più volte in seguito a reiterate crisi schizofreniche. Dick Diver è invece il ritratto di Francis Scott Fitzgerald, con i suoi fallimenti e il ritiro totale, che lo porterà a far perdere le tracce di se stesso e a scomparire nel nulla.

Anche nelle esperienze raccontate affiora un lato chiaramente autobiografico: la crisi economica del 1929 e la conseguente crisi familiare che Scott dovette affrontare immerso in un cristallino fiume di gin, l’abuso sempre più frequente dell’alcool, l'esaurimento psicologico. Tenera è la notte ci dà infatti un quadro acuto e spregiudicato, a volte al limite del grottesco, di quella società elegante americana che invase l'Europa nel decennio successivo alla prima guerra mondiale, conosciuto come "l'epoca del jazz", nonché del contrasto etico-sociale degli anni '30 dovuto a un mondo corrotto dal denaro e avido di se stesso, fatto di piccoli burattini che si prostituiscono moralmente, facendosi sedurre e inghiottire dal potere economico.



In definitiva, alcuni capitoli e l'andamento discorsivo e serrato, quasi senza dialogo, possono annoiare, o addirittura infastidire il lettore ma l’analisi introspettiva di ogni personaggio eleva il romanzo a capolavoro, mettendo in luce i mostri della mente e ci regala ritratti, che a distanza di anni non smettono di appartenerci.



sabato 24 novembre 2012

On Space Time Foam


Tomás Saraceno
ON SPACE TIME FOAM
Hangar Bicocca
Fino al 3 Febbraio 2013

ingresso gratuito con prenotazione



On Space Time Foam, dell'artista argentino Tomás Saraceno, è un'istallazione artistica fluttuante, concepita per il cubo di Hangar Bicocca di Milano(l’ex stabilimento industriale dell’Ansaldo-Breda dove è attualmente ospitata fino al 3 febbraio), al fine di modificare la percezione degli spazi architettonici. Si tratta di una struttura costituita da tre livelli di pellicole trasparenti sovrapposte e sospese nell'aria tra i 14 e i 20 metri d'altezza, in cui il pubblico può "immergersi" per 15 minuti, quasi come proiettato nelle profondità marine o su un paesaggio lunare o in un organismo che respira insieme a lui, che lo modifica e nel contempo viene modificato esso stesso, in un processo interattivo continuo tra l'opera e il pubblico e tra l'opera e lo spazio architettonico che la ospita. 

Le tre membrane di plastica, alte 6 millimetri ciascuna, sono agganciate alle pareti e distese per 400 metri quadri, in modo da dividere lo spazio in quattro camere d'aria sigillate tra le quali ciascuno può scegliere in quale infilarsi.


L'obiettivo finale di Saraceno è infatti quello di creare strutture aeree abitabili dall’uomo, energeticamente autosufficienti e a basso impatto, ispirandosi a diversi principi di base: il superamento delle barriere geografiche, fisiche, comportamentali, sociali; la ricerca di modalità di vita sostenibili per l’uomo e per il pianeta; l’incontro e lo scambio tra discipline e saperi differenti; il modello di rete e condivisione applicato a tutte le fasi dell’ideazione e della realizzazione di opere e progetti. 


Nella mente dell'artista c'è anche un vero e proprio modello abitativo che Saraceno starebbe progettando insieme a scienziati ed ingegneri, da realizzare ”sopra” le isole Maldive, pensando ad una modalità di vita a basso impatto ambientale, ma con un elevato potenziale di coesione ed interazione sociale.

venerdì 23 novembre 2012

On the Road: la Beat Generation di Kerouac torna a vivere sullo schermo

On_the_road_posterTitolo originale: On the Road
Regia: Walter Salles
Attori principali: Kristen StewartGarrett HedlundKirsten DunstSam RileyViggo Mortensen
Genere: Drammatico

Con la trasposizione cinematografica di Sulla strada, il romanzo epocale di Jack Kerouac, Walter Salles porta sullo schermo lo spirito di ribellione di un'epoca: il film ambientato negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Quaranta è un condensato di amicizia, amore, sesso, droga, jazz, eccessi, ricerche interiori, farmaci psicoattivi  e paesaggi americani ripresi dal sedile passeggero di una Hudson.
L'incontro tra l'aspirante scrittore New Yorkese Sal Paradise (alter ego di Jack Kerouac) e il giovane Dean Moriarty,ex-pregiudicato dall'alone maledetto, che si alterna tra la disinibita e seducente moglie Marylou e l'amante Camille, da infatti inizio a una serie infinita di peregrinazioni lungo le vie di Stati Uniti e Messico in cui, poco a poco, eventi, luoghi personaggi incontrati vengono trasformati in parole che assurgeranno a manifesto generazionale.
Tra i personaggi, ci sono anche altri alter ego dei mostri sacri della Beat Generation (Carlo Marx/Allen Ginsberg, Dean Moriarty/Neal Cassady) e fa impressione come dal film emerga la loro giovinezza: me li immaginavo come trentenni con visi trasudanti esperienze di vita e sicurezza, invece sembrano dei ragazzini che hanno appena superato la fase adolescenziale.
Walter Salles, regista brasiliano già autore de I diari della motocicletta, non delude riuscendo a portare sullo schermo un film dalla gestazione lunghissima che già in passato Francis Ford Coppola aveva messo da parte . 

Di contro, il film è certamente un po' lungo (due ore e 17 minuti di visione!), ma poi c'è il jazz, quello intenso, salvifico.

"PELLE" di Erica Zanin

"PELLE" di Erica Zanin
Un romanzo in vendita su www.ilmiolibro.it

"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.