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sabato 16 dicembre 2017

DARK: La domanda non è dove. Ma quando.


Titolo
originale: Dark
Paese: Germania
Anno: 2017 – in produzione
Formato: serie TV
Genere: drammatico, thriller
Stagioni: 1
Episodi: 10
Durata media episodio: 43-55 min
Lingua originale: tedesco
Ideatore: Baran bo Odar, Jantje Friese
Regia: Baran bo Odar
Sceneggiatura: Baran bo Odar, Jantje Friese, Martin Behnke, Ronny Schalk, Marc O. Seng
Distributore: Netflix
Attori principali: Hofmann, Oliver Masucci, Jördis Triebel

La distinzione tra presente, passato e futuro è solo un’illusione ostinatamente persistente”. Einstein
"Non abbiamo scritto Dark pensando che dovesse piacere un pubblico internazionale, cercando di inserire cose di interesse per gli spettatori giapponesi o francesi e via dicendo. Abbiamo piuttosto cercato di raccontare qualcosa che avesse a che fare con la condizione umana e con domande universali e che pertanto fosse interessante per il pubblico internazionale. Forse anche per non porci il problema, ci siamo concentrati su un piccolo universo privato, sperando che avrebbe interessato il pubblico di tutto il mondo".  Jantje Friese



Partiamo da un presupposto: LA DOMANDA NON È DOVE. MA QUANDO.

E infatti, in Dark, il "dove" è abbastanza semplice: siamo a Winden, una piccola cittadina tedesca cupa e piovosa, oltre che minacciata da una grande centrale nucleare che sovrasta la foresta di abeti circostante.

Se passiamo a prendere in esame il "quando", invece, cominciano a sorgere un po' di problemi. Siamo nel 2019, ma siamo anche nel 1986 e nel 1953: tre dimensioni temporali differenti che, come in un gioco di prestigio, ogni trentatré anni si collegano.
Non c’è passato, presente e futuro, ma tutto il tempo è collegato come in un'enorme galleria scavata da un lombrico, un wormhole, anche meglio conosciuto come ponte di Einstein-Rosen.

Questa premessa dà origine a una trama intricata ma suggestiva, un intreccio labirintico fatto di strane scomparse di bambini che si ripetono nel tempo, un suicidio inspiegabile, misteri e oscuri segreti che quattro famiglie fortemente interconnesse si trascinano da tre generazioni.

Insomma, una serie articolata e complessa da binge-watching, da guardare necessariamente nel minor tempo possibile e con molta attenzione, altrimenti si corre il rischio di perdersi in uno spettacolo ipnotico che sta facendo discutere spettatori, filosofi e professori, in patria ma non solo.

Su questa prima serie Netflix prodotta in Germania, infatti, è stato detto di tutto e il contrario di tutto. A cominciare dalla somiglianza con Stranger Things (dovuta soprattutto al legame con gli anni 80), fino ad arrivare alla sua vicinanza alla struttura di scatole cinesi che caratterizza Lost, o al richiamo delle atmosfere oscure di Twin Peaks. Senza contare poi i molteplici riferimenti a opere che trattano i viaggi del tempo, Ritorno al futuro su tutti.




Una lavorazione durata 155 giorni, condensata in dieci episodi, inseriti nel catalogo Netflix a partire dal 1 Dicembre e nati dalla solida coppia creativa Baran Bo Odar e Jantjie Friese, rispettivamente regista e head writer della serie. Lui, classe 1978, premiato al Festival di Palm Screen come "regista da tenere d'occhio" per il suo primo film, The Silence, una cupissima storia di amicizia tra tre pedofili. Lei, sceneggiatrice poliedrica con un passato da attrice e produttrice.


Il tono di Dark, come già dice il nome, è ossessivamente cupo, con atmosfere create ad arte da una colonna parlante e accattivante in grado di dipingere attorno a Winden un’aura di autentico terrore e che ci aiuta ad altalenarci continuamente tra gli anni 80 e i giorni nostri grazie a un sapiente mix di pezzi indie/alternative con sprazzi di elettronica e di brani anni ’80, compreso il bizzarro riferimento al nostro Nino D'Angelo.

Molto bella è anche la sigla iniziale di Apparat che accompagna i titoli iniziali, tratta dall’album The Devil’s Walk (2011).



The Devil’s Walk 
Let’s go into bed Please put me to bed
And turn down the light
Fold out your hands
Give me a sign
Hold down your lies
Lay down next to me
Don’t listen when I scream
Bury your thoughts (doubts)
And fall asleep
Find out
I was just a bad dream
Let the bed sheet
Soak up my tears
And watch the only way out disappear
Don’t tell me why
Kiss me goodbye
For Neither ever, nor never
Goodbye
Neither ever, nor never
Goodbye
Neither ever, nor never
Goodbye
Goodbye

domenica 5 febbraio 2017

Penny Dreadful e l’inquietante Londra di John Logan





Titolo: Penny Dreadful
Paese: Stati Uniti d'America, Regno Unito
Anno: 2014 - 2016
Formato: serie TV
Genere: horror, fantastico, drammatico
Stagioni: 3
Episodi: 27

CREDITS
Ideatore: John Logan
Attori principali: Reeve Carney, Timothy Dalton: Sir Malcolm Murray, Eva Green, Rory Kinnear, Billie Piper: Brona Croft/Lily Frankenstein, Josh Hartnett.
Casa di produzione: Neal Street Productions, Desert Wolf Productions, Showtime, Sky Atlantic



Ci sono incappata per caso, in cerca di qualcosa di coinvolgente da guardare su Netflix e già la prima puntata mi ha convinto che avevo trovato qualcosa di molto interessante.
Il tratto da fumetto d’autore, in primo luogo, senza contare la collezione di leit motiv del tardo romanticismo sfoggiata: folgori, magnetismo, cerimonie esoteriche, cimiteri, radure spettrali, sangue vermiglio e chi più ne ha più ne metta.
Sono andata ancora un po' avanti e non sono più riuscita a smettere di guardarla.

Sto parlando di Penny Dreadful, la serie tv dark e disturbante prodotta da Sam Mendes e creata e interamente scritta da John Logan attraverso un’operazione di concentrazione, variazione e contaminazione dell'inesauribile giacimento di immaginario tratto dalle storie classiche dell’orrore.

Ed è proprio dai grandi autori dell'incubo della letteratura inglese di fine ottocento - come William Shakespeare, Oscar Wilde, William Wordsworth, Lord Byron, Percy Bysshe Shelley e John Keats - che sono stati tratti e reinterpretati i celebri ‘mostri’ protagonisti di Penny Dreadful: dall'iconico Dottor Victor Frankenstein al diabolico e immortale Dorian Gray, da Dracula a Dr. Jekyll, catapultati tra licantropi, streghe e vampiri.

Il risultato? Un horror psicologico-fantasy ambientato nella Londra Vittoriana e ispirato alla graphic novel La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore che ha rinnovato il genere televisivo fondendolo con i racconti popolari del romanzo gotico e con il cinema inglese.

Senza contare che lo stesso nome "Penny Dreadful" richiama le omonime pubblicazioni a tinte horror indirizzate al proletariato del Regno Unito dell’Ottocento, i cosiddetti “spaventi da un penny”, tra i quali troviamo anche la storia del barbiere Sweeney Todd, proprio quello dell'omonimo film di Tim Burton.

Erano romanzi di genere venduti in fascicoli settimanali di circa 16 pagine che, per mezzo di illustrazioni grossolane e toni enfatici, raccontavano storie di investigatori, criminali ed esseri soprannaturali. I loro autori lavoravano su più storie contemporaneamente, usando le stesse tecniche narrative delle serie tv di oggi per creare suspense e mantenere viva l’attenzione: anticipazioni, flashback e cliffhanger.
Non erano ben visti dal popolo ed erano in molti a ritenere che i penny dreadful avessero un’influenza negativa sui ragazzi e di essere stati fonte di ispirazione di diversi suicidi e omicidi avvenuti all'epoca da parte di giovani ragazzi.

Insomma, molto interessante, così come molto interessante è il personaggio interpretato da Eva Green, la diabolica Vanessa Ives, che con la sua sola presenza magnetica è in grado di terrorizzare tutti, senza bisogno di grandi effetti speciali o make-up d’effetto. Un'interpretazione molto impegnativa sia fisicamente che psicologicamente, che, secondo il direttore di Showtime David Nevins "passerà nella storia della televisione come una delle più belle interpretazioni... Credo che quei sei mesi all'anno in cui ha interpretato Vanessa le abbiano richiesto molti sforzi. Ha vissuto nel personaggio. Era perseguitata da diavolo, e non è un bel modo per vivere".


Altra chicca è la malinconica colonna sonora composta da Abel Korzeniowski, il compositore di A Single Man e W. E., per lo più utilizzando semplicemente violino e pianoforte, una soundtrack perfettamente in grado di riflettere la potenza emotiva e la poeticità delle immagini.

La pecca invece? Che, dopo tre stagioni la serie sia già finita.
A porre parziale rimedio ci penserà però la Titan Comics, che continuerà a seguire le vicende di queste malinconiche creature del male in un sequel a fumetti, illustrato da Jesús Hervás e intitolato Penny Dreadful: The Awakening.
Dovremo aspettare ancora un po' però: Il primo volume di Penny Dreadful: The Awakening uscirà il prossimo ‪5 Aprile‬.



domenica 24 luglio 2016

Stranger things e la nostalgia che funziona

"È il racconto di tanti noi stessi che vengono a cercarci, a cercare di salvarci dal nostro mondo." 
(Federico Gironi, articolo su comingsoon.it)




Titolo: Stranger Things

Paese: Stati Uniti d'America
Anno di uscita: 2016 – in produzione
Formato: serie TV
Genere: fantascienza, soprannaturale, horror, thriller
Stagioni: 1
Episodi: 8
Interpreti principali: Winona Ryder, David Harbour, Finn Wolfhard, Millie Bobby Brown, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin, Natalia Dyer, Charlie Heaton, Cara Buono, Matthew Modine



Emozionante, straziante, e talvolta spaventosa, una storia paurosa e dolce allo stesso tempo.


Pensata dai "The Duffer Brothers" (Matt e Ross Duffer) come «una lettera d'amore ai classici degli anni ottanta che hanno affascinato una generazione», Stranger Things è, a tutti gli effetti, una serie televisiva statunitense di fantascienza che stimola l'immaginazione e il desiderio di avventura del pubblico puntando sulle sensazioni generate dai classici del cinema e della letteratura fantastica degli anni ottanta, quali le opere di Steven Spielberg e John Carpenter o i romanzi di Stephen King.

Il risultato? Una serie "citazionista" composta da scampoli di film come I Goonies, E.T. l'extra-terrestre, Stand by Me - Ricordo di un'estate, La cosa e A Nightmare on Elm Street, un'appassionante celebrazione della nostalgia verso la televisione vintage degli anni ottanta, proprio per questo maggiormente apprezzabile dai trentenni del 2016 che con quei film si sono emozionati e sono cresciuti.


In realtà, inizialmente, i Duffer Brothers avevano pensato di chiamare la serie Montauk, dall'omonima località nei pressi di East Hampton (nella costa meridionale di Long Island) dove erano intenzionati ad ambientarla ambendo a riprodurre un'ambientazione simile a quella dell'Isola di Amity di Lo squalo. In un secondo momento però, i due ideatori, già autori e registi del film thriller Hidden, hanno scelto come sfondo degli eventi una fittizia piccola città in Indiana.

E infatti, la prima serie è incentrata sugli eventi legati alla misteriosa sparizione di un bambino e all'apparizione di una ragazza dotata di poteri telecinetici fuggita da un laboratorio segreto.



Siamo a Hawkins, una remota e tranquilla cittadina dell'Indiana, all'inizio dell'inverno del 1983. Will Byers, un dodicenne della zona, sparisce misteriosamente e il mistero si infittisce ulteriormente quando sua madre, Joyce, comincia a vivere bizzarre esperienze soprannaturali nella propria casa.

Intanto "Undici", una stramba ragazzina con il numero 11 tatuato sul suo braccio, fugge da Hawkins, un laboratorio segreto situato nei dintorni della stessa cittadina, approfittando della confusione generata da un incidente capitato a un ricercatore che è stato vittima di un'inquietante creatura.


Nel corso della sua fuga si imbatterà in un gruppo di ragazzini, i tre migliori amici di Will, Mike, Dustin e Lucas. Insieme seguiranno le tracce del compagno svanito nel nulla.

Comunque Stranger Things è stata accolta positivamente dalla critica. Sarà per la caratterizzazione dei personaggi, il cast e l'atmosfera che richiama alla memoria il cinema fantastico degli anni ottanta.


La prima stagione, caratterizzata da una trama autoconclusiva, è stata pubblicata su Netflix il 15 luglio 2016, in tutti i paesi in cui il servizio è disponibile. I Duffer Brothers hanno parlato di un'altra stagione successiva, più come sequel che altro, in cui si possa esplorare meglio la mitologia della serie e approfondire gli sviluppi delle vite dei protagonisti.


In questo senso, Stranger Things incarna un nuovo formato narrativo Netflix che va oltre la semplice serie o miniserie, per diventare un vero e proprio film a capitoli che è impossibile smettere di guardare. Una sorta di escamotage usato per poter azzardare quella distensione del racconto che nel cinema di oggi non ci si può più permettere.



In più, una colonna sonora fatta per lo più di musica elettronica (che rievoca bene la musica degli anni ottanta), con musiche originali composte da Michael Stein e Kyle Dixon, ex membri di una band synth chiamata Survive, ma anche con vari brani rock degli anni settanta e ottanta, tra cui Should I Stay or Should I Go dei The Clash, She Has Funny Cars e White Rabbit dei Jefferson Airplane, Heroes di David Bowie, o ancora Atmosphere dei Joy Division.

A fare tutto il resto è un cast eccezionale, in cui ogni volto è stato scelto con cura incredibile per trasmettere quel misto di innocenza, cameratismo, sarcasmo e paura. Prima fra tutti la mia eroina anni ottanta e novanta Winona Ryder, per la prima volta protagonista in una serie televisiva.


Chiudo qui: non posso dire di più per non rovinare la sorpresa...e perché sennò mio fratello (che non l'ha ancora finito di vedere) questa volta mi ammazza veramente!




"PELLE" di Erica Zanin

"PELLE" di Erica Zanin
Un romanzo in vendita su www.ilmiolibro.it

"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.