domenica 1 marzo 2015

Whiplash: i tamburi del jazz





Titolo originale: Whiplash
Regia: Damien Chazelle.
Attori principali: Miles Teller, J. K. Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser, Austin Stowell.
Genere: Drammatico
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2014
Durata: 105 min
Sceneggiatura: Damien Chazelle
Musiche: Justin Hurwitz





"Non esistono in nessuna lingua del mondo due parole più pericolose di 'bel lavoro'",Terence Fletcher (J. K. Simmons)


"Il segreto è rilassarsi. Non preoccuparti dei numeri, non pensare all'opinione degli altri. Sei qui per una ragione, divertiti!",Terence Fletcher (J. K. Simmons)

"Ero lì per spingere le persone oltre le loro aspettative: era quella la mia assoluta necessità",Terence Fletcher (J. K. Simmons)




Sabato scorso, dopo un'ostinata e improduttiva ricerca, sono riuscita a vedere Whiplash nell'unico cinema di Milano che lo trasmetteva. No comment: davvero imbarazzante tanto più che il nuovo film del trentenne Damien Chazelle, ha fatto parlare di sé sia al Sundance 2014, dove è stato premiato con il Gran premio della giuria e il Premio del pubblico, sia agli Oscar, aggiudicandosi il premio di miglior attore non protagonista (l'immenso J.K. Simmons), per l'incredibile montaggio di Tom Cross e per il Miglior Sonoro.

Nato come un corto e dopo il successo riscritto come un lungometraggio, Whiplash è un film parzialmente autobiografico che trae ispirazione dall'esperienza vissuta da Chazelle come batterista in un'orchestra jazz liceale diventata famosa a livello nazionale tanto da esibirsi a due cerimonie di insediamento del presidente degli Stati Uniti e al JVC Jazz Festival di New York.

A colpire è principalmente il ritmo coinvolgente di un incontro scontro tra un talentuoso giovane batterista jazz, Andrew Neyman, e un insegnante spietato (J.K Simmons),Terence Fletcher: siamo nella più prestigiosa e importante scuola di musica di New York e il giovane Andrew studia batteria avendo in mente come riferimenti Buddy Rich e Charlie Parker, ignaro del fatto che la sua passione lo condurrà ai limiti della sopravvivenza fisica e psicologica.

Andrew viene spinto sempre più ad alzare quell'asticella fissata sempre più in alto, nell’esecuzione perfetta e maniacale di pezzi complessi come Whiplash o Caravan. A incitarlo c'è Terence Fletcher (J.K Simmons), l’aguzzino dagli occhi cerulei, le orecchie a punta da dobermann tedesco, un fisico da addestratore, con un'unica una missione: usare tutti mezzi pur di fare nascere tra i suoi allievi una stella del Jazz.
Ne emergerà tutta l'anima nera del jazz, tutta la solitudine dell’artista che rinuncia a tutto, anche all’amore per potersi dedicare solo ed esclusivamente alla batteria, una passione fatta di sangue, di esercitazioni estenuanti, di dolorose prove tali da alterare il suo equilibrio psicologico.

Andrew ne esce prostrato, ferito, ma anche molto più forte, sino a che durante l'esplosione in una violenta reazione contro il suo direttore, scatta il genio.


Costruito con un montaggio serrato capace di trasformare la pellicola in un vero e proprio incontro di boxe, Whiplash è un film duro come il legno, fisico fino a fare male. E proprio la fisicità è uno dei maggiori punti di forza del film, una fisicità evocata anche dalla batteria, che comunque rappresenta lo strumento musicale maggiormente in grado di evocare la forza fisica e la lotta. Una vera guerra condotta sulla batteria piuttosto che sul campo di battaglia, fatta di prove senza soste, estenuanti, causa di lacrime e sangue, non solo in senso metaforico.

Anche se il tema del giovane ambizioso e di talento spinto oltre i propri limiti è ormai diventato un classico del cinema qui viene portato all'eccesso: fino a che punto è giusto che un insegnante possa spingersi per far esplodere il talento di un suo allievo? La violenza psicologica e l'umiliazione sono strade praticabili e percorribili?
In questo senso, finzione e realtà si contaminano: nel 1936, anche Charlie Parker durante una sua esibizione in un club di Kansas City, fu quasi colpito alla testa dal piatto che gli lanciò il batterista Jo Jones come gesto di sprezzo. Un'umiliazione che avrebbe spinto il celebre sassofonista ad esercitarsi senza sosta e porre le basi della sua leggenda.

E anche in Whiplash la storia si ripete: "Leva quel sangue dalla batteria per favore", intima Terence Fletcher a Andrew, che ancora non sa di essere un genio: per diventare "Bird" Charlie Parker ha dovuto penare l'inferno e lui non può esimersi dal percorrere la stessa strada.

Ma il film di Chazelle è anche un mix tra il tradizionale addestramento militare (stile Full Metal Jacket) e l'allenamento artistico (stile Saranno famosi), dove, diversamente dal solito, il regista sceglie di legare la dimensione di impresa fisica con il jazz, invece che coi consueti rock, metal o punk a cui siamo abituati.

Insomma, grande tensione, grandi emozioni, grande.

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Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.