martedì 24 dicembre 2013

Viva PIF e il suo film ‘La mafia uccide solo d’estate’



Arturo: “Ma la mafia ucciderà anche noi?”
Il padre di Arturo: “Tranquillo. Ora siamo d’inverno. La mafia uccide solo d’estate”.


Bravo Pif! E’ il commento più in voga tra chi esce dalle sale in cui in questi gio
rni viene proiettato il suo primo film ‘La mafia uccide solo d’estate’, perché Pif non è uno di quei registi che ci si immagina impegnato nei grandi eventi mondani: Pif è uno di noi, uno che potresti incontrare quando vai al supermercato o in un pab mentre bevi una birra.

Girato a Palermo grazie al supporto dell’associazione Addiopizzo, il film è il risultato di un sapiente mix di elementi di finzione e filmati d’epoca che raccontano le stragi mafiose che sconvolsero la Sicilia tra gli anni ’80 e ’90 attraverso gli occhi ingenui di un bambino, Arturo. In questo modo vicende autobiografiche si sovrappongono a quelle storiche, con un effetto ironico e

Arturo infatti nasce nel giorno in cui Vito Ciancimino diventa Sindaco di Palermo e cresce nella Palermo surreale degli omicidi e delle stragi: quella di Viale Lazio del 1969, dell’omicidio del generale Dalla Chiesa, di Boris Giuliano, di Pio La Torre e Rocco Chinnici fino ad arrivare alle bombe di Capaci e di via D’Amelio del 1992. Qui inizia la sua carriera precoce di giornalista in erba, influenzata da due elementi principali: la mafia e Andreotti, che diventa il suo “divo” personale, venerato con tanto di poster appiccicato nella sua stanzetta. L’amicizia con un reale giornalista, l’intervista al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa poco prima della sua uccisione, l’esperienza di una mafia rappresentata come un male socialmente accettato segnano i primi passi nel mondo del giornalismo, mentre sul piano amoroso c’è uno stallo totale: Arturo è da sempre innamorato di Flora, sua compagna di scuola dai toni un po’ altezzosi che si trasferirà in Svizzera ma che rientrerà nella sua vita come assistente di Salvo Lima. Allo stesso modo anche i personaggi del film, così come è successo e succede ancora nella vita reale, si dividono in due tipologie, chi cerca di capire e combattere Cosa Nostra e chi invece si è girato dall’altra parte e non vede niente.

In questo modo PIF diverte e commuove, giocando su più registri e muovendosi con agilità al confine tra ironia e dramma, dimostrando che si possono affrontare temi seri e di un certo peso, come la mafia, anche con un sorriso. Il cast lo accompagna in questa missione: bravi soprattutto Alex Bisconti nell’interpretare Arturo bambino e Ginevra Antona nel ruolo di Flora, l’amatissima compagna di scuola di Arturo.

Un film digeribile, nonostante la serietà del tema trattato, anche grazie alla tecnica di ripresa ed al linguaggio che Pif è solito utilizzare in tv: l’idea del film nasce infatti dalla puntata sulla mafia del programma che conduce su Mtv, Il Testimone, un’idea vincente come confermato dal “premio del pubblico” ricevuto al Torino film festival 2013.

Insomma, grande Pif!


Pif in due righe:
Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, nato e cresciuto a Palermo, è il figlio del regista Maurizio Diliberto e ha già collaborato a diversi film: Un tè con Mussolini (1998) di Franco Zeffirelli, I cento passi (2000) di Marco Tullio Giordana.
Il suo esordio come autore su Italia 1 risale al 2001, in cui debutta come Iena, mentre nel 2007, su MTV, dà vita al suo primo programma individuale, Il testimone, in cui emerge come reporter molto particolare.

1 commento:

  1. Il vaut la peine de regarder tous les films gratuitement https://voirfilmvf.tv/ Le site est merveilleux et vous pouvez vous familiariser avec lui, je pense que vous ne le regretterez jamais, car il en vaut vraiment la peine.

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Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.