lunedì 1 aprile 2013

Educazione Siberiana, l'Eastern di Salvatores

Titolo originale: Educazione siberiana
Regia: Gabriele Salvatores
Soggetto: Nicolai Lilin
Sceneggiatura: Gabriele Salvatores, Stefano Rulli, Sandro Petraglia
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Italia
Anno: 2013
Durata: 110 min
Genere: Drammatico

È folle volere troppo. Un uomo non può possedere più di quello che il suo cuore può amare!”. Nonno Kuzja

“L’educazione siberiana è uno strano tipo di educazione. E’ un’educazione criminale, ma con precise e, a volte sorprendentemente condivisibili, regole d’onore”. Gabriele Salvadores

“Dobbiamo avere rispetto per tutte le creature viventi, eccetto la polizia, i banchieri, gli usurai. Rubare a queste persone è permesso”. Nonno Kuzja

"La fame viene e scompare, ma la dignità, una volta persa, non torna mai più". Nonno Kuzja




Educazione Siberiana, l’ultimo film del regista premio Oscar Gabriele Salvatores ancora in programma in molti cinema italiani, può essere definito un tentativo riuscito del cinema italiano di oltrepassare i confini nazionali. Tratto dall’omonimo romanzo di Nicolai Lilin e ambientato in una regione meridionale della Russia (Transnistria, Moldavia Orientale) tra il 1985 e il 1995, il film descrive infatti un mondo molto lontano da quello a cui siamo abituati e da quello che ci si potrebbe aspettare di vedere in una pellicola diretta da un regista italiano.

I due protagonisti principali sono due ragazzini, Kolima e Gagarin, due amici di sangue e di affetto a cui viene impartita da Nonno Kuzja (l’incredibile John Malkovich) la cosiddetta “educazione siberiana” del clan degli Urka, un’intera comunità di criminali siberiani trapiantata a Fiume Basso, in cui vigono regole tanto semplici quanto ferree e spartane che non è possibile violare senza andare incontro a severe punizioni, incluso l’allontanamento dalla comunità se non proprio la morte.

I due vengono così armati di picca e iniziati alle rapine dal saggio Malkovich, che insegna però loro anche il ferreo codice etico e comportamentale che gli Urka devono rispettare: rubare è lecito ma solo a polizia, banchieri e usurai; è vietato possedere più denaro di quello necessario; non si possono conservare soldi in casa poiché sono considerati una cosa sporca; è vietato avere a che fare con la droga; è necessario rispettare gli anziani e proteggere i deboli.

Crescendo però, i “sani” principi dei due ragazzi si devono scontrare con un mondo caratterizzato da un sistema di valori in declino, quale era la Russia all’epoca del crollo del muto di Berlino e del disfacimento dell’allora immensa URSS, in grado di travolgere non solo loro stessi, ma anche l’intera comunità a cui appartengono. Anche all’interno del clan dei “criminali onesti” inizia a prendere piede la corruzione e l’aria “viziata” dell’ovest, un pericolo che porterebbe a un cambiamento irrimediabile.

Emerge così il tema universale della doppia anima che convive in ciascuno di noi e dei possibili noi che si realizzano: Gagarin, una volta ritrovata la libertà dopo essere stato in carcere sette anni per rapina, ricerca un futuro diverso da quello dei “criminali onesti” e diventa un pericolosissimo criminale-terrorista islamico, mentre Kolima sceglie di continuare a seguire le leggi dei padri, intraprendendo l’importante mestiere del tatuatore, anche se per scovare l’uomo che ha violentato Xenja, la figlia del medico locale affetta da demenza (del quale lui però sembra essere innamorato) si arruola nell’esercito russo e sarà costretto ad infrangere parte dei suoi codici d’onore.
E non dico altro della trama per non rischiare di far perdere il gusto della visione.

Vorrei invece evidenziare la particolare attenzione riservata ai tatuaggi, che  nella tradizione russa non vengono fatti per ragioni estetiche o per scolpire un ricordo così come in Occidente, ma per raccontare la propria vita: è il tatuatore che, dopo avere ascoltato la tua storia, decide cosa tatuarti addosso. Ed è per questo motivo che se due siberiani desiderano conoscersi a fondo, la prima cosa che fanno è una sauna insieme in cui possono leggersi reciprocamente i corpi, e quindi le storie che questi conservano. Non è un caso che lo stesso Lilin viva in Italia dal 2003, dedicandosi a tempo pieno alla nobile arte del tatuaggio.

In questo modo Salvatores è riuscito così a costruire un altro film degno di nota per tecnica e immagini, che segna nella sua carriera un vero e proprio cambio di rotta rispetto ai suoi ultimi lavori e che è in grado di raggiungere un pubblico trasversale, anche se è stato accusato dalla critica di mancanza di sceneggiatura e di un finale troppo rapido e poco comprensibile.

Vincente anche la scelta del cast, costituito in modo estremamente eterogeneo e per lo più da bravi esordienti, quali Arnas Fedaravicius e Vilius Tumalavicius, alla loro prima esperienza cinematografica, eccezion fatta per John Malkovich - attore, regista e produttore con una lunga carriera alle spalle - e per la giovane promessa Eleanor Tomlinson, nel ruolo di Xenja, la ragazza con disturbi mentali.

Due parole anche sul giovane Lilin, scrittore russo naturalizzato italiano, classe 1980, alla sua prima opera prima, di cui si narra che dopo aver visto Mediterraneo abbia chiesto a Salvatores di dirigere la trasposizione cinematografica del suo romanzo (scritto interamente in lingua italiana, sebbene tradotto in 14 lingue).



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Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.