lunedì 11 gennaio 2010

SOUL KITCHEN, AL CINEMA E A TAVOLA

Bellissimo!
Qualcuno potrebbe obiettare che le mie recensioni non sono oggettive come dovrebbero essere, ma, d’altronde, l’arte, in tutte le forme in cui si esprime, non è importante soltanto di per se stessa quanto anche per le emozioni soggettive che è in grado di trasmettere. Quindi viva la soggettività!
E viva pure “Soul Kitchen”, un film del giovane Fatih Akin molto tedesco, molto soul, un film che fa ridere, che fa commuovere, che fa pensare e che fa venire voglia di aprire un bel ristorantino!
Zinos, lo sfortunato protagonista del film, è il proprietario di “Soul Kitchen” un infimo ristorantino della periferia di Amburgo che io personalmente reputo fantastico, ma che il resto del mondo considera rozzo, infimo e mal frequentato.
In sintesi:
La sua ambiziosa e viziata ragazza si trasferisce a Shanghai, trova un nuovo uomo (ovviamente non glielo dice) e gli spezza il cuore. Zinos decide di andare in Cina a riprendersi la sua donna e prima di partire, cede la gestione del ristorante al fratello, nonché ex-detenuto in libertà vigilata, Illias.
Se non ché, Illias si gioca a poker il ristorante che il fratello gli aveva incautamente lasciato in consegna e in aeroporto incontra Nadine e il suo nuovo amante!
E’ a questo punto che, con un gioco di squadra, tentano il tutto e per tutto per riprendersi la sola cosa che gli era rimasta: il ristorante.
Ma c’è di più: il film è parte di un progetto più ampio unico nel suo genere che mira a unire cinema e cucina e che vede la partecipazione di alcuni blog di cucina nel tentativo di far rivivere nella rete le ricette del film, quali ad esempio “La zuppa del maestro dell’agopuntura” o “le sardine fritte dell’agente immobiliare su letto di lattuga romana”.
Insomma C&C, come Cinema&Cucina cosa c’è di meglio?

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Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.