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venerdì 9 settembre 2016
Suicide Squad: quando anche i cattivi possono combinare qualcosa di buono
Per quanto mi riguarda, pollice su per Suicide Squad, l'ultimo capitolo del DC Extended Universe, uno dei più importanti media franchise americani di fumetti.
Un gran successo di pubblico quindi, anche se non di critica, per il cinecomic diretto da David Ayer, sulle poco raccomandabili figure dei cattivi di DC, tutte raccolte in una task force col difficile compito di salvare il mondo minacciato da entità dai poteri sovraumani.
Premesso che ho deciso di astenermi sui commenti riguardanti la trama del film, un po' perché questo non è il mio cinema e non sono né appassionata né esperta del genere, ho tantissimo da dire invece sui personaggi, sia sui supercriminali "buoni", sia sull’unico vero e proprio big bad della storia.
Sto parlando di Amanda Waller (Viola Davis), un agente governativo pronto a tutto per garantire la sicurezza nazionale e a capo dell'A.R.G.U.S., un'organizzazione creata proprio per sventare minacce metaumane. Un personaggio scomodo, la cinicità fatta persona per intenderci, che proporrà ai massimi esponenti dell'intelligence americana di costruire la Task Force X, una squadra di criminali al momento assicurati alla giustizia, selezionati con cura per le loro insolite capacità al limite delle possibilità umane, i soli in grado di salvare gli Stati Uniti dalla minaccia di un attacco terroristico.
A questo punto la domanda nasce spontanea: come incentivarli e convincerli a collaborare l’uno con l’altro?
Se gli sconti di pena potrebbero non bastare per elementi con ergastoli da scontare, un esplosivo impiantato nel collo pronto a esplodere in caso di fughe varie potrebbe avere maggiore efficacia.
L’utilità di questa complicata operazione? In primo luogo, lo squadrone di cattivoni, grazie alle speciali abilità e ai super poteri dei suoi membri, ha più possibilità di vittoria in caso di scontri con metaumani. Senza contare poi l'importante fattore della negabilità, per cui in caso di esito negativo del progetto le colpe anziché ricadere sul Governo, verrebbero imputate alla Suicide Squad.
E, così facendo, chi per un motivo, chi per un altro, si finisce tutti per tifare per questi suggestivi criminali, anche perché i loro disturbi di personalità e le loro debolezze rivelano un lato umano che li rende più dei ragazzacci indisciplinati molto simili a noi, oltre che vulnerabili.
Prendiamo ad esempio Deadshot (Will Smith), il cecchino dalla mira infallibile ma dall'animo gentile. Un eroe travagliato e combattuto che porta sempre nel cuore la figlioletta Zoe e il sogno di essere un buon padre per lei.
Per non parlare dell'ex-psichiatra Harley Quinn (Margot Robbie), che nel film rappresenta la follia pura intrappolata in un personaggio: instabile, ammaliatrice, innamorata del malefico Joker, e, ovviamente, bellissima.
Pazzia a parte, anche lei si rivelerà un'eroina in bilico tra la cultura post punk, goth, e emo.
Abbiamo poi El Diablo (Jay Hernandez), un personaggio dotato di poteri incendiari che si era ripromesso di non usare più, dopo aver perso il controllo e aver sterminato la propria famiglia (figlioletti compresi).
E l'orribile ma simpatico Killer Croc (Adewale Akinnuoye-Agbaje) che, a causa di una rara malattia, ha la pelle come quella di un rettile.
Captain Boomerang (Jay Courtney), è invece un ladro australiano che utilizza un boomerang, per l'appunto, come arma, mentre Slipknot (Adam Beach) è un escapista capace di utilizzare qualsiasi arma.
E finalmente un'altra donna, Katana (Karen Fukuhara), spadaccina giapponese sempre in compagnia della sua spada magica Soultaker.
A coordinare e dirigere il tutto c'è Rick Flag (Joel Kinnaman), buono e bello ma, per farla breve, molto sfigato, a testimoniare che in occasioni simili non c'è differenza fra eroi e criminali. Il capitano è fidanzato con June Moon, un’archeologa posseduta da un'ancestrale entità malvagia nota come l’Incantatrice (Cara Delevigne) che ha involontariamente risvegliato.
Due paroline anche sul Joker di Jared Leto, un personaggio che mi ha incuriosito parecchio, anche se il suo ruolo nel film è stato molto breve e molto difficile, viste le precedenti autorevoli messe inscena dello stesso personaggio da parte di attori del calibro di Jack Nicholson e Heath Ledger. Un Joker più glamour il suo, più gangster, in una veste totalmente inedita che non ha nulla da togliere alle trasposizioni precedenti, tenendo anche conto del fatto che, leggenda vuole, per interpretare il personaggio per tutto il periodo delle riprese, sia dentro che fuori il set, abbia continuato a recitare il ruolo di Joker.
Peccato solo che compaia poco nel film (apiena in 15 minuti dei 130 minuti totali), tanto che sono in molti ad aver accusato la Warner Bros di presa in giro, per aver tagliato gran parte delle scene che lo vedevano coinvolto dopo aver spinto molto sulla sua presenza.
Un cast ampio e variegato insomma, che ha lavorato molto sull'interpretazione e sulla caratterizzazione dei personaggi, pur giurando eterna fedeltà ai personaggi DC.
E anche il film in se stesso risponde in tutto e per tutto allo “stile DC”, molto fumettistico e molto videogame, pieno di colori desaturati, atmosfere livide, rumori e abbondanza di scene notturne.
Per ultimo, un accenno alla colonna sonora, davvero interessante (e costosa) che include, tra gli altri, Fortunate Son dei Creedence Clearwater Revival e Bohemian Rapsody in versione Panic! At The Disco.
In conclusione, un film piacevole e godibile grazie alle interpretazioni fornite da quasi tutto il cast, che vi faranno divertire e appassionare ma dove non sarà possibile trovare niente di più che il puro intrattenimento. Siatene consapevoli e buona visione.
E rimanete al vostro posto durante i titoli di coda…
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"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!
Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.
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