"Eraserhead si stava sviluppando in una certa direzione, e non avevo idea di cosa volesse dire. Cercavo la chiave d'accesso al significato di quelle sequenze. Qualcosa capivo ovviamente ma non sapevo quale fosse il cemento che teneva insieme tutto il film. Una bella fatica. Così tirai fuori la Bibbia e iniziai a leggerla. Un giorno lessi una frase. Chiusi la Bibbia: era fatta. Fine del discorso. Allora vidi il film come un tutt'uno. La frase completò questa visione al posto mio, al cento per cento. Penso che non rivelerò mai quale fosse quella frase."
David Lynch, da In acque profonde. Meditazione e creatività
Titolo Originale: ERASERHEAD
Scritto da: DAVID LYNCH
Musiche: DAVID LYNCH, PETER IVERS, FATS WALLER
Montaggio: DAVID LYNCH
Fotografia: FREDERICK ELMES, HERBERT CARDWELL, DAVID LYNCH
Produzione: DAVID LYNCH
Durata: 90’
Anno: 1977
In trepida attesa del ritorno di Twin Peacks, ho rivisto e approfondito Eraserhead, il primo film di David Lynch, probabilmente la sua rappresentazione più avanguardistica a cui inizia a lavorare nel 1971, presso l'American Film Institute.

Girato in un sublime bianco e nero da tre operatori (Frederick Helmes, Herbert Cardwell e dallo stesso Lynch), quando uscì, dopo 4 anni di riprese ininterrotte e dopo una lunga battaglia per la sua poca commerciabilità e per il maniacale perfezionismo di Lynch, venne inizialmente distribuito neil circuito cinematografico dei midnight movie (spettacoli di mezzanotte) e sconsigliato alle madri incinte.
Diventò il film preferito di Stanley Kubrick, che affermò di averlo proiettato continuamente durante la lavorazione di Shining per trasmettere inquietudine agli attori.

Un cinema onirico, senza un nesso logico, segnato da un'inquietudine allucinata, in cui la forza delle immagini sublima quella delle parole.
Al centro di tutto c'è la mente, la mente con i suoi ingannevoli labirinti, la mente di un padre figlicida che, tormentato dal senso di colpa, rimuove l'atto compiuto (da qui EraserHead - la mente che cancella) e, mentre assiste all'implosione dell'universo, si rifugia in un mondo immaginario alla ricerca di sollievo.
Henry Spencer ha messo incinta la propria ragazza, Mary X. Decide di portarla a vivere con lui, insieme al figlio, che in realtà è una creatura mostruosa, una specie di feto, sulla cui realizzazione Lynch non ha mai voluto rivelare nulla.

Un'improbabile sceneggiatura disegna uno sfondo in bianco e nero, innaturale, fatto di fumo e ruggine, ciminiere e palazzi, strane figure e volti cerulei. Un mondo disturbante dove i dialoghi, già ridotti all'osso, si fondono con un sound intriso di rumori meccanici, ronzii, sospiri e lamenti sopiti.
Accanto a loro, in tutto il film, c'è la colonna sonora, composta dal regista con l’aiuto di Peter Ivers, una musica che arriva da lontano, da altre stanze di cui intuiamo l'esistenza.
E intanto, su un palco decadente la Lady Radiator canta una canzone: "in heaven everything is fine".