“Caught in a trap, but I can’t walk out”.
E' la strofa di Elvis che meglio di tutte descrive il film che Baz Luhrmann gli ha dedicato, uscito da poco nelle sale italiane.
Un biopic che mi ha lasciato sbalordita per storia, regia, narrazione, lavoro incredibile del cast, nonché attenzione ai dettagli.
Storia
Talento, personalità, successo e caduta del Re bianco del rhythm and blues e del movimento pelvico. Luhrmann, con questo enorme omaggio alla musica nera, racconta il
controverso e ossessivo rapporto tra il Re, Austin Butler, e il Colonnello Tom Parker (Tom Hanks), l'uomo che ha creato Elvis così come lo ha anche distrutto.
O meglio a raccontarlo direttamente al pubblico è proprio il Colonnello,
un uomo viscido e manipolatore con uno straordinario talento per gli affari che,
ormai arrivato all'ultimo atto della sua vita, è in cerca di un'assoluzione dei suoi peccati.
E la cerca raccontando la storia di Elvis, a partire dalla sua infanzia povera, nell'unica famiglia bianca in un quartiere nero.
Ambientazione
In una società conservatrice e razzista, l'influenza di quella che con disprezzo veniva chiamata race music, la musica dei neri, non poteva passare inosservata: i poteri forti di quell’America profondamente razzista degli anni ‘50, scandalizzata dagli ancheggiamenti di bacino considerati 'indecenti' e dai suoi rapporti con la comunità nera, costringeranno con il ricatto il Colonnello a ingabbiare letteralmente the King, che si accorgerà solo nelle ultime fasi della sua carriera di essere stato manipolato e sfruttato.
"Ti sbattono in galera perché ancheggi? Più facile che sbattano in galera me perché attraverso la strada. Tu sei bianco e fai guadagnare un mucchio di soldi a tutti, nessuno ti sbatterà in carcere".
B.B.King (Kevin Harrison Jr.) a Elvis (Austin Butler)
Così, la storia di Elvis per il regista australiano sembra essere quasi un pretesto per raccontare la storia della black music e dei suoi personaggi nati col colore della pelle sbagliato, da B.B. King a Little Richard, da Big Mama Thornton a Sister Rosetta Tharpe, da Arthur Crudup a Mahalia Jackson. Con tanto di assassinio di Martin Luther King.
"Mi piace che il pubblico capisca cosa hanno significato i suoi inizi lì e com’era potente la sua ispirazione. L'amore di Elvis per il gospel e il blues è stato un'autentica reazione alla musica che stava ascoltando crescendo, essendo l'unica famiglia bianca in un quartiere nero a Memphis”, ha sottolineato Luhrmann in un'intervista dove ha anche ricordato una frase che l’artista diceva spesso: “Non ho inventato il Rock and Roll, ho solo dato la mia interpretazione. Io non sono il re”.
Ma questo film è anche il racconto sincero della macchina discografica che è nata con The Pelvis, dell’intero ecosistema che vive a sue spese, della prima forma di merchandising nella storia della musica alla base del modello discografico contemporaneo.
Contributi e colonna sonora
Una pellicola dalla potenza visiva incredibile, con immagini quasi divine e visionarie, che è valsa a Luhrmann un'accoglienza trionfale al Festival di Cannes. Anche merito dei costumi, firmati da Prada e Miu Miu, che reinterpretato la moda degli anni ’50, ’60 e ’70 in chiave contemporanea, con linee più pulite e capi minimali, oltre che di un comparto sonoro assolutamente incredibile, arricchito da interpretazioni di vari artisti contemporanei come i Maneskin, i Tame Impala, Eminem, CeeLo Green, Doja Cat e Jack White.
“
"La ragione per cui ho voluto ampliare lo spettro della colonna sonora è tutta nel cartello che chiude il film: per l’influenza che ancora oggi Elvis ha sulla cultura e la musica. E prego tutti quelli che andranno a vedere il film di restare per tutta la durata dei titoli, perché sono pieni di sorprese musicali: cominciano con la nuova canzone di Eminem e si chiudono con i Måneskin che suonano If I Can Dream duettando con Elvis sulle ultime note. Credo fosse molto importante sottolineare quanto fondamentale sia stato Elvis per tutta la musica venuta dopo di lui”.
Baz Luhrmann, Rolling Stone.
Baz Luhrmann
E chapeau per la resa realistica degli spettacoli televisivi del Re, con una cura quasi documentaristica che gioca con transizioni impercettibili tra le immagini di repertorio del vero Elvis e quelle girate sul set, con la vera voce di Austin Butler che in diversi punti si fonde con quella originale di Elvis.
la narrazione non si preoccupa di seguire un filo cronologico preciso.
Bravo Baz Luhrmann (lo stesso regista di Moulin Rouge!, Australia, Il Grande Gatsby, Romeo + Giulietta) che firma anche la sceneggiatura, insieme a Sam Bromell, Craig Pearce e Jeremy Doner. Ma bravo anche perché mi ha risparmiato la versione del film da quattro ore, riducendolo a "sole" due ore e mezza.
“Avrei voluto inserire alcune cose in più, perché c’è tanto di più. C’è tanto materiale girato, ma dovevo snellire. Arrivi a un certo punto in cui non puoi tenere dentro tutto. Ho cercato di mantenere lo spirito del personaggio”
Baz Luhrmann
Attori principali
E bravo anche Austin Butler, attore, cantante e modello che, a 30 anni ha già alle spalle film importanti, come I morti non muoiono di Jim Jarmusch e C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino, oltre ad alcune apparizioni in serie tv.
“Ho speso due anni della mia vita per prepararmi a questo ruolo, cercando di imparare tutto ciò che si poteva su di lui. Ho lavorato sulla somiglianza, sui capelli, sullo stile, sullo sguardo e naturalmente sui movimenti, in cui Elvis è stato davvero unico. Ma quel che più di tutto volevo era far emergere la sua anima speciale. Ho rischiato di esserne ossessionato per cercare di restituire la sua umanità dietro l'icona rock che tutti conosciamo”
Austin Butler
Senza parlare dell'irriconoscibile Tom Hanks, terribilmente in sovrappeso, che esce dal solitgo ruolo per calarsi finalmente nei panni di un personaggio oscuro, Tom Parker, l'uomo che ha gestito quasi tutta la carriera di Elvis con una provvigione del 50% e che lo ha portato alla sua disastrosa fine.
"Non ho mai avuto paura del personaggio, è il mio mestiere di attore mettermi nei panni di qualcun altro. Quello che ho fatto è stato non giudicarlo, ma interpretarlo, anche nelle sue sfumature, nel confine tra bene e male che pure gli apparteneva. Era un truffatore, un cialtrone con il vizio del gioco delle carte, ma anche una persona dotata di un intuito straordinario. La storia dovrebbe dare a Parker ciò che gli è dovuto per aver contribuito a creare il fenomeno che era Elvis Presley”
Tom Hanks
Curiosità
#1. Le riprese principali del biopic si sono svolte in Australia, nel Queensland.
#2. Per cogliere nel profondo il vero spirito di Elvis, Luhrmann ha vissuto a Graceland per 18 mesi
#4. Austin Butler è finito in ospedale alla fine delle riprese a causa del ruolo fisicamente ed emotivamente estenuante interpretato
#5. Come Elvis, anche Butler ha perso la madre quando aveva 23 anni, ed è questo che lo ha legato di più al suo personaggio
#6. Sono 90 i costumi indossati sul set da Butler nei panni di Elvis
E per concludere, due parole direttamente dalla moglie di Elvis:
“Baz Luhrmann ha organizzato una proiezione privata per me e Jerry Schilling ai Warner Bros Studios. È una storia vera, raccontata in maniera brillante e creativa come solo Baz, con il suo stile artistico unico, avrebbe potuto fare. Austin Butler è bravissimo. A metà del film io e Jerry ci siamo guardati e ci siamo detti WOW!!! Bravo a lui… La storia, come sappiamo tutti, non ha avuto un lieto fine. Ma penso che capirete un po’ meglio il viaggio di Elvis, raccontato da un regista che in questo film ci ha messo il cuore, l’anima e tanto tempo”
Priscilla Presley, moglie di Elvis