martedì 27 aprile 2010

NOBODY KNOWS ABOUT THE PERSIAN CATS




Sull’onda di letture quali I tetti sopra Teheran e Islampank, ho deciso di approfondire le mie conoscenze basilari sulla cultura underground iraniana, un universo da me prima completamente ignorato che ritengo però debba essere disseppellito, perchè è così che si combattono le guerre.

Mi sono data al nuovo cinema iraniano, incuriosita dal quinto film di Barman Ghobadi, regista iraniano di origine curda, terminato nel 2009 dopo 17 giorni di riprese e vincitore del Premio Speciale della Giuria nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes.

La pellicola è stata girata per intero in clandestinità, senza i permessi e le autorizzazione necessarie, per questo sembra quasi un documentario e costituisce una denuncia antiregime so per se stesso, un tentativo riuscito di fuggire la repressione delle autorità e delle istituzioni iraniane.

I protagonisti sono Nagar e Ashkan, due giovani musicisti che stanno cercando a tutti i costi di mettere su un gruppo indie rock, i Take It Easy Hospital, e di organizzare un concerto a Teheran per finanziare l'acquisto di passaporti falsi allo scopo di emigrare a Londra ed esibirsi sui palchi europei. Sembra semplice, ma non lo è: per il regime islamico iraniano, la musica è impura poichè essa procura gioia e gaiezza e ottenere le autorizzazioni necessarie, che vengono rilasciate col contagocce, è impresa ardua. Ai due non rimane che mettersi nelle mani di Nader, un trafficante tutto fare che li condurrà in quelle vie, in quegli scantinati, nelle sale prove improvvisate nelle fabbriche che

costituiscono l’universo underground di Teheran.

Un film che può piacere o non piacere, ma resta comunque interessante e da vedere in quanto opera d’arte “arrabbiata” e in quanto simbolo di un valore di per se stesso che va al di la della dimensione artistica.

(Il titolo non è casuale : come in Iran è vietato portare fuori sia i cani che i gatti, allo stesso modo i ragazzi protagonisti del film sono costretti a nascondersi per suonare la loro musica, virtualmente proibita dalle autorità).


I Gatti Persiani (Iran, 2010)


Distribuzione: Bim


Regia: Bahman Ghobadi


Cast: Nagar Shaghaghi, Ashkan Koshanejad, Hamed Behad


Sceneggiatura: Bahman Ghobadi, Roxana Saberi, Hossein M. Abkenar


Fotografia: Turaj Aslani


Montaggio: Hayedeh Safiyari


Genere: drammatico


Durata: 101 min.



venerdì 23 aprile 2010

L'ALBERO DELLE LATTINE




“L’ASPETTO PiÚ CORAGGIOSO DEGLI UOMINI É CHE CONTINUANO A VOLER BENE A CREATURE MORTALI ANCHE DOPO AVER SCOPERTO CHE ESISTE LA MORTE”


Parla dI morte, quella fisica ma anche quella emotiva, ma non è triste. L'ultimo romanzo della vincitrice del premio Pulitzer Anne Tyler (nella foto a sinistra), The Tin can Tree, ovvero L'albero delle lattine, edito da Guanda, esplora con delicateza e con stile sfolgorante

il dolore universale provato dalla piccola gente comune, con tutti gli annessi e connessi.

Janie Rose, la figlia minore dei Pike, muore a soli sei anni a causa di una banale caduta da un trattore. La vita della casa trifamiliare dal tetto di latta che ospita la sua famiglia e i vicini viene inevitabilmente alterata e sconvolta da questo evento.

Gli equilibri, costruiti faticosamente prima di allora, vengono improvvisamente alternati, trasformando la vita corale in un insieme di cupi microcosmi scombussolati, dove esistenze emotivamente paralizzate reagiscono al dolore ognuno a proprio modo. C’è chi vaga alla ricerca di attenzioni, come Simon, il fratello maggiore di Janie Rose, che ha la sensazione di essere diventato improvvisamente invisibile agli occhi di tutti, o come Joan, che reclama più attenzioni da James che invece le concentra sul fratello Ansel, ipocondriaco, che a sua volta è terrorizzato dal fatto che se dovesse morire nessuno se ne accorgerebbe e nessuno piangerebbe la sua morte. C’è chi tenta la fuga, una fuga mentale come quella di Ansel, una fuga fallita come quella di Joan, una fuga riuscita come quella di Simon, la fuga dal passato di James, la fuga nel silenzio e nella paralisi della Signora Pike, la fuga nel lavoro del Signor Pike.

Il tutto condito con un’attenzione minuziosa e quasi fotografica ai dettagli in cui nessun particolare sfugge alla descrizione. Come finisce? E’ proprio questo il problema…..in realtà non finisce. Dolorosa manchevolezza.

DETTAGLI TECNICI:

Titolo: L'albero delle lattine

Titolo originale: The Tin Can Tree

Genere: Narrativa Straniera

Autore: Anne Tyler

Traduzione: Laura Pignatti

Editore: Guanda

Anno di pubblicazione: 2010

Collana: Narratori della Fenice

Informazioni: pg. 250

Codice EAN: 9788860887719

Prezzo di copertina: € 16,00

COMMENTI:

"Quando esce un nuovo romanzo di Anne Tyler bisogna lasciar perdere tutto e comprarlo subito. E naturalmente leggerlo." [Nick Hornby]

"Una prosa che ci emoziona e ci incanta. Ogni volta." [D di Repubblica]

domenica 11 aprile 2010

OGNI COSA E' ILLUMINATA


Tanto bello quanto strano. Bello il film, bella l’idea, bella la colonna sonora, belli i personaggi. Bello. Tratto dal romanzo omonimo, opera prima dell’esordiente Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata ti prende per mano e ti conduce dritto dritto on the road, in un viaggio nelle campagne Cieche e Ucraine alla ricerca del passato. Un film per chi cerca e per chi colleziona ricordi.

Tutto inizia quando Jonathan, o per alcuni JonFen, giovane americano di origini ebraiche, si mette alla ricerca di Augustine, una donna che salvò la vita al nonno ai tempi del nazismo, per riportarle un ciondolo di ambra con cavalletta incastonata. Per questo motivo decide di abbandonare temporaneamente gli Stati Uniti e di partire per Trachimbrod, in Romania, dove, in compagnia di una guida locale (Aleksandr), di uno strano autista (il nonno di Aleksandr) e del loro cagnolino (Sammy Davis Junior Junior), si metterà alla ricerca del passato.

Condite il tutto con tre pizzichi di humour, un paesaggio fantastico che conserva ancora, o “colleziona” (termine forse più appropriato), tracce del proprio passato bellico, e con un’originale musica balcano-yddish che ti esalta e ti spinge all’azione mentre, contemporaneamente ti trascina per mano tra le braccia amorevoli di una malinconia sconfinata. Gli artefici di tutto questo sono per lo più i Gogol Bordello, Paul Cantelon e Leningrad ma qui sotto trovate tutte le tracce:

1. Paul Cantelon–Odessa Medley 


2. Leningrad–Zvezda Rok-N-Rolla 


3. Csokolom–Amari Szi Amari 


4. Leningrad–Dikiy Muzhchina 


5. Paul Cantelon–Prologue/Babushka 


6. Paul Cantelon–Little Jonathan/The Wall 


7. Gogol Bordello–Bublitschki 


8. The Con Artists feat. Peter Miser Ya-takoy 


9. Leningrad–Malen'kiy Mal'chik 


10. Tin Hat Trio–Fear of the South 


11. Paul Cantelon–River Of Collections 


12. Paul Cantelon–Tank Graveyard/Valse de Suzana/Dee-yed 


13. Paul Cantelon–Sunflowers 


14. Paul Cantelon–War Is Love/eta-Ya 


15. Paul Cantelon–Trachimbrod/Ressurection/Requiem 


16. Paul Cantelon–Inside-Out 


17. Gogol Bordello Start Wearing Purple

mercoledì 7 aprile 2010

LE NOTTI DI TEHERAN






Lo consiglio a tutti.
Un viaggio in un altrove lontano fa sempre bene all'anima.
E aiuta a capire quello che succede dentro e quello che succede fuori.




Un romanzo poeticamente politico di Mahbod Serali, in cui il giovane Sasha racconta in prima persona le sue vicende, le sue esperienze universali e le sue lotte.

Ambientato nei repressivi anni ’70, in quella parte di paese che non si piega al regime, Le notti di Teheran è un libro tenerissimo che sorprende per la sensibilità maschile che fa emergere e che riesce ad avvicinare il lettore a un Iran comunemente dipinto come lontanissimo dai nostri usi e consumi quotidiani. Cosa che in realtà non è, perché la natura umana e i sentimenti che da essa scaturiscono sono gli stessi, in ogni dove e in ogni quando.

Nel 1973 Pasha ha 17 anni e ha ancora un anno davanti da trascorrere in una scuola superiore di Teheran, prima della sua probabile partenza per qualche università statunitense. E’ in questo ultimo anno che accade tutto. Accade che scopre il mondo, i libri, le sigarette, le stelle, le viette di Teheran di notte viste dall’alto del suo tetto, l’amicizia, l’amore per Zari, la ragazza della porta accanto, scopre il fermento politico iraniano, il regime, il dolore e poi ancora l’amore.

Bello da piangere. E da ridere, ovviamente. Perchè anche l'ironia è importante in questo mondo.


Titolo: LE NOTTI DI TEHERAN
Titolo originale: Rooftops of Teheran
Genere:
Narrativa Straniera
Autore:
Mahbod Seraji
Editore:
Newton Compton
Anno
di
pubblicazione: 2010
Collana:
Nuova narrativa Newton
Pagine:
336

"PELLE" di Erica Zanin

"PELLE" di Erica Zanin
Un romanzo in vendita su www.ilmiolibro.it

"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.