Perché accontentarsi di un ragazzo qualunque, quando si sa che su questa terra (e precisamente negli USA) camminano uomini come Andrew Sean Greer? Uomini che leggono Proust e Nabokov, che scrivono romanzi e che conoscono così bene le donne da scrivere un libro dal punto di vista femminile. E carini, per giunta.
Parliamo di “Storia di un matrimonio”, edito da Adelphi. Ambientato negli anni’50, in un quartiere ai margini di San Francisco, mostra la realtà dagli occhi di Pearlie Cook, moglie di Holly, madre di Sonny e amica/nemica di …., una realtà che non corrisponde molto alla verità, ma che piano piano vi si avvicina, vi prende contatto e vi rimane scottata: “Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo, ma le verità nascoste sono sempre in agguato”.
Dietro la rassicurante tranquillità di un matrimonio a cui tanto ambisce Pearlie, si avverte il fantasma della guerra, con tutti i segni che ha lasciato sulle cose e sulle persone: i problemi di salute di Holland, i ricordi, le abitudini . Poi, all’improvviso, l’entrata in scena dell’uomo venuto dal passato porta a galla segreti dolorosi a cui Pearlie si sforza di non credere, ma con cui, in ultima battuta, è costretta a fare i conti.
Finchè ”Ciò che amiamo si rivela una traduzione scadente di una lingua che conosciamo appena”.
Ma noi, in fondo, cosa ricerchiamo? Per dirla con parola della mia collega (L.M.), preferiamo il disordine della vita o l’ordine della tomba?