martedì 14 aprile 2020

Da Oh, boy! a Mio fratello Simple: l’ironia e leggerezza di Marie-Aude Murail


Titolo: Mio fratello Simple
Autrice: Marie Aude Murail
Traduttrice: Federica Angelini
Editore: Giunti
Collana: Tascabili ragazzi
Categoria: Narrativa
Pagine: 224
Data di pubblicazione: 23/05/2018
ISBN: 9788809867161




Titolo: Oh, boy!
Autrice: Marie Aude Murail
Traduttrice: Federica Angelini
Editore: Giunti
Collana: Waves

Categoria: Narrativa
Pagine: 192
Data di pubblicazione: prima edizione 2006
ISBN: 9788809877405







Adoro i libri per ragazzi, e ancora di più quelli per ragazzoni un po’ troppo cresciuti. Mi ci perdo dentro ora come un tempo, soprattutto quelli di Marie-Aude Murail.
A volte servono, per respirare un po’ di purezza e genuinità e un po’ di sentimenti così ovvi, ma così veri, gli stessi che nei libri “più seri” a volte è difficile trovare.
E d’altronde state parlando con una persona che si è vista 14 volte i Goonies, anche se la quattordicesima volta, lo devo ammettere, è stata un po’ obbligata visto che il 13 porta male.


Per questo in tempi di Covid 19, per prendere una boccata di aria fresca, mi sono buttata sui libri di Marie Aude Murail. Prima su Oh, boy!, poi ancora affamata di storie e sorrisi, su Mio fratello Simple.

Uno stile frizzante, quasi malizioso, che nasconde dietro entrambi i libri temi di interesse sociale come l'abbandono, la depressione, la difficoltà delle adozioni, l'omosessualità. Il tutto affrontato con grande ironia e con una scrittura leggera, andando a costruire un intreccio narrativo complesso ma divertente che non spaventa il lettore ma lo tiene stretto a sé con empatia e risate.


OH BOY!

Tre fratelli, un maschio e due femmine, orfani da poche ore. Sono i Morlevent: Siméon, l’intellettualmente superdotato; Morgane, la prima della classe molto attaccata al fratellino di cui gli adulti si dimenticano sempre; Venise Morlevent, lo zuccherino di 5 anni che tutti vorrebbero avere come figlia, che fa vivere delle torride storie d'amore alle sue Barbie.
Obiettivo: lasciare l'orfanotrofio dove sono stati parcheggiati e trovare una famiglia dove andare a vivere tutti e tre assieme. La soluzione potrebbe trovarsi in un fratellastro gay.


MIO FRATELLO SIMPLE

Simple, un bambinone ritardato mentale di 23 anni anagrafici ma 3 cerebrali, ha un fratello, Kleber, che vorrebbe difenderlo dal mondo ma soprattutto dall'istituto a cui era stato destinato dal padre. Quando i due fratelli trovano una sistemazione in un appartamento di giovani universitari, Simple, sempre accompagnato dal suo coniglio di peluche, il Signor Migliotiglio, diventa il catalizzatore di tutti i sentimenti che muovono i suoi coinquilini.

sabato 4 aprile 2020

L'amore contemplato davanti a un bicchiere di Gin: Raymond Carver

Titolo: Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
Titolo originale: What we talk about when we talk about love?
Autore: Raymond Carver
Pagine: 134
Uscita in italia: 1987
“Sudarsi la vita rende miopi, costringe ad avvicinarsi molto alle cose per guardarle, toglie tempo, e soprattutto spazio, per guadagnare una distanza sufficiente a vederle da una prospettiva più ampia”.
«In effetti che ne sappiamo noi dell’amore? – ha proseguito Mel – Secondo me, siamo tutti nient’altro che principianti, in fatto d’amore»

Diciassette racconti brevi di amori appena sbocciati, amori finiti, di dimenticanze, di ossessioni. E in tutti, la sensazione di essere sospesi. Sospesi a guardare un amore che è stato e che non può più tornare, un pasticcere con una torta prenotata, un uomo che espone i suoi mobili per venderli, e poi ancora tradimenti e perdono e infine sospesi a guardare l’indifferenza di un gruppo di amici che continua a pescare in un fiume dove galleggia un corpo di una ragazza. Sospesi in attesa che qualcosa accada, come abbandonati proprio sul più bello, sospesi in attesa di un finale che invece non arriva mai.



Una scrittura essenziale quella di Carver, dovuta principalmente al suo editor Gordon Lish, che tagliava interi pezzi delle sue opere, vuoi per legittima revisione editoriale o vuoi per efferato delitto letterario.
Uno stile minimalista e stilizzato, dove le storie iniziano già a metà. Un linguaggio asciutto, scabro, quasi ordinario, ideale per dipingere l’amore nella grigia quotidianità, che non viene affrontato di petto come invece il titolo lascia intendere.

“Ci si dovrebbe vergognare quando parliamo come se sapessimo di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. Perché l’amore ha mille facce, mille sfumature, mille dimensioni e quello di Carver è un amore contemplato davanti a un bicchiere di Gin, un amore senza un prima né un dopo, una divagazione: ci gira intorno, svuotando la parola di sostanza: forse l’amore è quello in nome del quale l’ex compagno di una delle due donne la picchiava fino a tentare di ammazzarla e poi di ammazzarsi mentre le dichiarava di amarla? O è quello del vecchietto scampato a un incidente che si dispera perché non riesce a vedere sua moglie attraverso le fessure degli occhi lasciate dal gesso che gli ricopre il volto.


Perché, come diceva proprio Carver, «Un buon racconto vale quanto una dozzina di cattivi romanzi».

mercoledì 18 marzo 2020

The Door in the Floor. E se fosse una recensione?


"Io ti ho assunto Eddie perché rassomigli a Thomas. Le ho regalato te".



Se fosse un dipinto?
Sarebbe Gli amanti di René Magritte

Se fosse un romanzo?
Sarebbe quello da cui è tratto: Vedova per un anno di John Irving.
Qui la citazione iniziale:
«...come a questa piccola signora,
la miglior cosa che possa augurarle
è una piccola disgrazia. »

Se fosse un vino?
Sarebbe un Cabernet Sauvignon: un vino complesso, molto aromatico, robusto e resistente a differenti condizioni climatiche ed emotive.

Se fosse un orario?
Sarebbe le 11:11 (am), perché dove c’è la luce c’è anche l’ombra...

Se fosse una serie di Netflix?
Oscillerebbe tra The Gift e Segreti nel tempo

Se fosse un disco?
Sarebbe Loveless dei My Bloody Valentine

Se fosse una frase dello script?
Sarebbe: “Lo spazzaneve tagliò la macchina quasi esattamente a metà”.

Se fosse un emozione?
Sarebbe curiosità, stupore, melanconia, sarebbe un wow, un ah, uno sticazzi, uno yeah e infine un ebeh.

Ho reso l’idea?

E.

"PELLE" di Erica Zanin

"PELLE" di Erica Zanin
Un romanzo in vendita su www.ilmiolibro.it

"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.