domenica 24 luglio 2016

Stranger things e la nostalgia che funziona

"È il racconto di tanti noi stessi che vengono a cercarci, a cercare di salvarci dal nostro mondo." 
(Federico Gironi, articolo su comingsoon.it)




Titolo: Stranger Things

Paese: Stati Uniti d'America
Anno di uscita: 2016 – in produzione
Formato: serie TV
Genere: fantascienza, soprannaturale, horror, thriller
Stagioni: 1
Episodi: 8
Interpreti principali: Winona Ryder, David Harbour, Finn Wolfhard, Millie Bobby Brown, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin, Natalia Dyer, Charlie Heaton, Cara Buono, Matthew Modine



Emozionante, straziante, e talvolta spaventosa, una storia paurosa e dolce allo stesso tempo.


Pensata dai "The Duffer Brothers" (Matt e Ross Duffer) come «una lettera d'amore ai classici degli anni ottanta che hanno affascinato una generazione», Stranger Things è, a tutti gli effetti, una serie televisiva statunitense di fantascienza che stimola l'immaginazione e il desiderio di avventura del pubblico puntando sulle sensazioni generate dai classici del cinema e della letteratura fantastica degli anni ottanta, quali le opere di Steven Spielberg e John Carpenter o i romanzi di Stephen King.

Il risultato? Una serie "citazionista" composta da scampoli di film come I Goonies, E.T. l'extra-terrestre, Stand by Me - Ricordo di un'estate, La cosa e A Nightmare on Elm Street, un'appassionante celebrazione della nostalgia verso la televisione vintage degli anni ottanta, proprio per questo maggiormente apprezzabile dai trentenni del 2016 che con quei film si sono emozionati e sono cresciuti.


In realtà, inizialmente, i Duffer Brothers avevano pensato di chiamare la serie Montauk, dall'omonima località nei pressi di East Hampton (nella costa meridionale di Long Island) dove erano intenzionati ad ambientarla ambendo a riprodurre un'ambientazione simile a quella dell'Isola di Amity di Lo squalo. In un secondo momento però, i due ideatori, già autori e registi del film thriller Hidden, hanno scelto come sfondo degli eventi una fittizia piccola città in Indiana.

E infatti, la prima serie è incentrata sugli eventi legati alla misteriosa sparizione di un bambino e all'apparizione di una ragazza dotata di poteri telecinetici fuggita da un laboratorio segreto.



Siamo a Hawkins, una remota e tranquilla cittadina dell'Indiana, all'inizio dell'inverno del 1983. Will Byers, un dodicenne della zona, sparisce misteriosamente e il mistero si infittisce ulteriormente quando sua madre, Joyce, comincia a vivere bizzarre esperienze soprannaturali nella propria casa.

Intanto "Undici", una stramba ragazzina con il numero 11 tatuato sul suo braccio, fugge da Hawkins, un laboratorio segreto situato nei dintorni della stessa cittadina, approfittando della confusione generata da un incidente capitato a un ricercatore che è stato vittima di un'inquietante creatura.


Nel corso della sua fuga si imbatterà in un gruppo di ragazzini, i tre migliori amici di Will, Mike, Dustin e Lucas. Insieme seguiranno le tracce del compagno svanito nel nulla.

Comunque Stranger Things è stata accolta positivamente dalla critica. Sarà per la caratterizzazione dei personaggi, il cast e l'atmosfera che richiama alla memoria il cinema fantastico degli anni ottanta.


La prima stagione, caratterizzata da una trama autoconclusiva, è stata pubblicata su Netflix il 15 luglio 2016, in tutti i paesi in cui il servizio è disponibile. I Duffer Brothers hanno parlato di un'altra stagione successiva, più come sequel che altro, in cui si possa esplorare meglio la mitologia della serie e approfondire gli sviluppi delle vite dei protagonisti.


In questo senso, Stranger Things incarna un nuovo formato narrativo Netflix che va oltre la semplice serie o miniserie, per diventare un vero e proprio film a capitoli che è impossibile smettere di guardare. Una sorta di escamotage usato per poter azzardare quella distensione del racconto che nel cinema di oggi non ci si può più permettere.



In più, una colonna sonora fatta per lo più di musica elettronica (che rievoca bene la musica degli anni ottanta), con musiche originali composte da Michael Stein e Kyle Dixon, ex membri di una band synth chiamata Survive, ma anche con vari brani rock degli anni settanta e ottanta, tra cui Should I Stay or Should I Go dei The Clash, She Has Funny Cars e White Rabbit dei Jefferson Airplane, Heroes di David Bowie, o ancora Atmosphere dei Joy Division.

A fare tutto il resto è un cast eccezionale, in cui ogni volto è stato scelto con cura incredibile per trasmettere quel misto di innocenza, cameratismo, sarcasmo e paura. Prima fra tutti la mia eroina anni ottanta e novanta Winona Ryder, per la prima volta protagonista in una serie televisiva.


Chiudo qui: non posso dire di più per non rovinare la sorpresa...e perché sennò mio fratello (che non l'ha ancora finito di vedere) questa volta mi ammazza veramente!




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Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.