lunedì 11 febbraio 2019

GREEN BOOK: QUANDO NERO DOCET




Genere: Commedia
Regia: Peter Farrelly
Attori principali: Mahershala Ali, Viggo Mortensen, Linda Cardellini, Mike Hatton
Sceneggiatura: Nick Vallelonga, Peter Farrelly, Brian Hayes Currie
Fotografia: Sean Porter
Montaggio: Patrick J. Don Vito
Musica: Stu Goldberg, Kris Bowers
Produzione: DreamWorks, Participant
Anno e paese di uscita: USA, 2018




“Basta un passo, perché il mondo è ricco di persone sole che per timidezza non lo fanno”. Tony Lip

Wow! Per fortuna mi hanno consigliato di vederlo, perché credo che altrimenti Green Book non avrebbe mai attratto la mia attenzione. Un po' perché i film semi demenziali dei fratelli Farrelly non mi fanno impazzire ("Tutti pazzi per Mary" e "Scemo e più scemo", per intenderci), un p'’ perché il tema e la trama mi davano un po' un’idea di pesantezza.

E invece no, Green Book è un film che dice, ammazza se dice.


Una commedia on the road, con due figure in rilievo alle prese con un viaggio negli Stati Uniti più integralisti a bordo di un'elegante Cadillac azzurra, in un'America anni Sessanta, piena di odio e settarismo tra bianchi e neri, poveri e ricchi, omosessuali e eterosessuali.

La trama si basa sull'incontro/scontro tra i due protagonisti Viggo Mortensen, nei panni del buttafuori italoamericano Tony "Lip" Vallelonga, e Mahershala Ali, che interpreta Don Shirley, un raffinato pianista e jazzista nero di grande successo ed eleganza. Uno l'opposto dell'altro - un  po' rude, sbrigativo, sboccato ma leale e devoto alla famiglia il primo, educato, elegante, pieno di stile e colto il secondo -, i due viaggeranno insieme in turné - il bianco a fare da autista al nero - in un duetto pieno di situazioni picaresche e tragicomiche e imprevisti spesso divertenti e a tratti teneri ed emozionanti.

E infatti, a guardare bene, Green book è la storia di un percorso, perché ogni personaggio, in fondo, ne compie uno, fino ad arrivare ad un ribaltamento di piani etnici. Così Don Shirley, che inizialmente era il ritratto della solitudine e della compostezza, si ritroverà a trascorrere la cena di Natale a casa del nuovo amico, simbolo invece di incontaminati affetti.
Un ribaltamento in tutti i sensi, anche nella figura del “magical negro” proposta è riproposta da Spike Lee: qui non è un nero ma un bianco che nella trama del film ha lo scopo di aiutare non un bianco ma un nero a risolvere i propri problemi. Un “magical white”, insomma.

Anche il titolo riprende il tema dell’America segregazionista, perché fa riferimento al The Negro Motorist Green Book, una guida scritta da Hugo Green e pubblicata dagli anni 50, che serviva ai viaggiatori afroamericani a individuare motel e ristoranti che li avrebbero accettati senza rischi.

Il film è già stato riempito di riconoscimenti: standing ovation alle prime proiezioni al Toronto Film Festival dove si è aggiudicato il People’s Choices Award, vittoria ai Golden Globe Awards 2019 dove ha ricevuto 3 Golden Globe. In primis per la miglior commedia, poi per l’attore Mahershala Ali (visto recentemente anche in House of cards), e per la sceneggiatura ispirata alla storia semiseria realmente accaduta di Tony Lip, padre appunto dello sceneggiatore Nick Vallelonga, che ha scritto il film insieme al regista Peter Farrelly.
Manca solo il Premio Oscar, ma ci siamo quasi! Per il momento è candidato a 5 Premi Oscar 2019: miglior film, migliore attore protagonista (un incredibile Viggo Mortensen che per entrare nel personaggio è dovuto ingrassare di ben 20 kg), migliore attore non protagonista (Mahershala Ali, e, curiosità, sarebbe la prima volta per un musulmano), migliore sceneggiatura originale e migliore montaggio.

Insomma Green Book ha passato il mio esame e continuerò a ricordarlo per il suo perfetto equilibrio fra risata e parabola sulla tolleranza, per l’uomo raffinato che impara a mangiare il pollo fritto con le mani, così come per gli occhi degli schiavi nei campi della Louisiana quando vedono un autista bianco portare in giro il signore nero.

Perché, come Don Shirley insegna, “La dignità prevale su tutto. Sempre”.

"PELLE" di Erica Zanin

"PELLE" di Erica Zanin
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"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.