lunedì 30 dicembre 2013

The Visitors: tra sintonia armonica e singola performance

Ragnar Kjartansson
The Visitors 
A cura di Andrea Lissoni e Heike Munder

Dal 05.12.2013 al 05.01.2014
In collaborazione con Migros Museum für Gegenwartskunst, Zurigo


L’opera è una serie di ritratti, il ritratto della casa, il ritratto dell’artista, il ritratto di una serie di musicisti, il ritratto di una comunità, il ritratto di una generazione…”, Ragnar Kjartansson.

Ragnar Kjartansson, The Visitors
Per caso, rifuggendo dai centri commericali in un pomeriggio uggioso prenatalizio, mi sono imbattuta in The Visitors, ovvero una installazione dell’Hangar Bicocca costituita da nove proiezioni video in scala 1:1 su schermi accostati uno all’altro in cui musicisti differenti (fra cui Kristín Anna e Gyða Valtýsdóttir, le due sorelle della band islandese dei Múm, e Kjartan Sveinsson, tastierista fino al 2012 dei Sigur Rós e lo stesso Ragnar Kjartansson) 


Ragnar Kjartansson, The Visitors: camera da letto.

Bella la canzone scelta, ispirata alla poesia composta dell’ex moglie dell'artista, Asdís Sif Gunnarsdóttir e composta da Kjartansson, con alcune aggiunte di David Thor Jonson, così come bellissima anche la dimora ottocentesca di Rokeby Farm, nell’Upstate New York, dove sono ambientate le riprese.
Ragnar Kjartansson, The Visitors: salotto.

Un totale di nove tracce audio e video, girate separatamente e proiettate contemporaneamente in cui la musica costituisce, come lo stesso artista afferma, un “elemento quasi plastico” utilizzato per realizzare il concetto di “Music in Space”, che trae origine dal principio di spazializzazione del suono di Karlheinz Stockausen.

Ragnar Kjartansson, The Visitors: bagno.
In questo modo, la performance di ciascun musicista viene messa nelle mani dello spettatore che può iniziare a giocare e a ricostruire il puzzle, in un’arbitraria operazione di montaggio audio-video, che varia al variare dei suoi movimenti all’interno dello spazio. La cosa impressionante è che sembra veramente di passeggiare tra le stanze di Rokeby Farm, di potersi soffermare sull’uscio delle varie porte e di osservare e ascoltare gli artisti nei singoli ambienti, risucchiati in un’atmosfera di nostalgia e vitalità, tra polvere e arte.
Ragnar Kjartansson, The Visitors; cucina
Ragnar Kjartansson, The Visitors: camera matrimoniale
Ragnar Kjartansson, The Visitors: salotto.
Ragnar Kjartansson, The Visitors.

venerdì 27 dicembre 2013

Ben Stiller e "I sogni segreti di Walter Mitty"

The secret life of Walter Mitty













Titolo originale The Secret Life of Walter Mitty
Regia: Ben Stiller
Scritto da: James Thurber
Musica composta da: Theodore Shapiro
Cinematografia: Stuart Dryburgh
Cast: Sean Penn, Ben Stiller, Kristen Wiig, Shirley MacLaine, Adam Scott, Kathryn Hahn
Regia: Ben Stiller
Titolo: I sogni segreti di Walter Mitty
Prima data di uscita: 25 dicembre 2013 (Stati Uniti d'America)
Durata: 114 min



Perché a volte preferisco vivere un’emozione in maniera diretta piuttosto che dietro l’obiettivo, così mi capita di non scattare e restare a guardare, Sean O’Connell

Quando ero piccola trascorrevo ore e ore a sognare, a visualizzarmi nel mio futuro glorioso. Poi è successo qualcosa, la discrepanza tra la vita reale e le mie fantasie è diventata intollerabile e io inconsciamente ho ucciso i miei sogni.
Me ne sono resa conto la vigilia di Natale, quando, avendo finito il master, avendo già pulito casa, non dovendo cucinare ne’ fare la spesa, sono rimasta intrappolata in casa dalla pioggia. Mi sono stesa sul divano per riposarmi, ma di dormire non se ne parlava proprio. Per occupare quell’oretta che mi separava dal cenone con amici e parentado mi sono sforzata di fare un sogno ad occhi aperti, di visualizzare il mio futuro, così come avevo letto su una rivista di psicologia. Non ce l’ho fatta e la cosa mi ha sconvolto.
Come può una persona rimanere talmente intrappolata nel presente, e forse in parte anche nel passato, da non riuscire neanche ad immaginarsi tra un anno?

Ci ho riprovato il giorno dopo e, con grande fatica, ho cominciato a vedere qualcosa. Dapprima me stessa in una versione più snella e brillante, poi un uomo nel mio appartamento che mi osserva seduto sul divano mentre gioco con una bambina, già grande, sui quattro-cinque anni. Niente di straordinario forse per qualcuno, ma per me che non faccio che pensare a libri, film, marketing e comunicazione digitale e social network è stato tanto. Vuoi vedere che al di là del mio naso c’è un mondo?

Poi arriva il 26 dicembre e il problema si ripropone: come la trascorro quest’intera giornata? Decido di andare al cinema con degli amici e il caso vuole che anche il film votato dalla maggioranza sia una nuova spinta a buttarsi e a riprendere sognare e a pretendere dalla vita quello che desideriamo.

Un uomo qualunque sospeso tra una grigia realtà e una spericolata fantasia è infatti il protagonista al centro di The Secret Life of Walter Mitty, la quinta prova di regia per Ben Stiller dopo Zoolander, Tropic Thunder, Giovani carini e disoccupati e Il Rompiscatole.
Interpretato da un Ben Stiller ormai fuori dagli stretti panni del semplice attore comico, il film è un inno alla vita e un sottile invito a esistere tratto dal breve racconto The Secret Life of Walter Mitty dello scrittore-disegnatore James Thurber, scritto nel 1939 per il New Yorker (il film ne è il secondo adattamento cinematografico dopo quello del 1947 con Danny Kaye, Virginia Mayo e Boris Karloff).

Ma chi è Walter Mitty?
Walter Mitty è uno di noi, in fondo. Semplice, timido e riservato, un po' impacciato, e per questo sempre in difficoltà nei rapporti interpersonali, Mitty è una specie di “topo d’archivio” che si occupa della gestione dell’immenso archivio fotografico della rivista Life (lo stesso giornale dove un giovane Stanley Kubrick faceva i suoi primi scatti da fotoreporter, prima di diventare un regista). Segretamente innamorato della collega Cheryl (interpretata da Kristen Wiig), Mitty spezza la sua apatica esistenza sognando a occhi aperti un mondo elettrizzante in cui è il protagonista di imprese emozionanti, dove tutto va per il meglio e la vita è entusiasmante, finchè, spinto dalla minaccia di un possibile licenziamento dovuto al passaggio della testata dal cartaceo all’online - e al conseguente ridimensionamento dello staff - , prende finalmente l’occasione al volo e decide di gettarsi nella vita.

Il pretesto è il recupero della fotografia speciale che farà da copertina all'ultimo numero da pubblicare, lo scatto migliore che il fotoreporter Sean O’Connel (interpretato da Sean Penn) gli ha inviato appositamente per l’ultima uscita della rivista in quanto a suo dire cattura la quintessenza di Life magazine. Ma il negativo dell'immagine non si trova così facilmente, e Walter dovrà rincorrere per tutto il globo le tracce del misterioso artista, da New York all’Islanda utilizzando gli altri negativi in suo possesso come traccia: si tratterà di un viaggio fantastico che permetterà al protagonista di trovare il proprio posto nel mondo e i toccare con mano la propria esistenza.

Una volta trovato Sean O’Connell, emblema del foto-documentarismo pre-digitale duro a morire, il reale e il virtuale, la vita e la fantasia si incontrano per un istante, come esprime alla perfezione Sean Penn nel momento in cui decide di non immortalare il fatidico gatto fantasma che ha atteso per ore e ore dietro l’obiettivo «Perché a volte preferisco vivere un’emozione in maniera diretta piuttosto che dietro l’obiettivo, così mi capita di non scattare e restare a guardare»



mercoledì 25 dicembre 2013

Arctic Monkeys: "Do I Wanna Know"

"Have you got colour in your cheeks?
Do you ever get the feeling that you can’t shift the tide
 That sticks around like something’s in your teeth 
And some aces up your sleeve
I had no idea that you’re in deep
I dreamt about you near me every night this week
 How many secrets can you keep?
Cause there’s this tuneI found that makes me think of you somehow
 When I play it on repeat 
Until I fall asleep
 Spilling drinks on my settee".




Tra le cose che vorrei fermare e impedire di scorrere via nel marasma di immagini, suoni, persone, messaggi, colori che invadono costantemente la mia vita c'è Do I Wanna Know, il video fatto di sole animazioni grafiche che il regista David Wilson ha diretto per gli Arctic Monkeys
Si tratta del primo singolo tratto dal loro quinto album "AM" che la rockband di Alex Turner ha pubblicato a Settembre. Lo voglio inserire tra le cose da non dimenticare perché mi piace la nuova direzione intrapresa dalle scimmie artiche. Vediamo dove ci porterà...

martedì 24 dicembre 2013

Viva PIF e il suo film ‘La mafia uccide solo d’estate’



Arturo: “Ma la mafia ucciderà anche noi?”
Il padre di Arturo: “Tranquillo. Ora siamo d’inverno. La mafia uccide solo d’estate”.


Bravo Pif! E’ il commento più in voga tra chi esce dalle sale in cui in questi gio
rni viene proiettato il suo primo film ‘La mafia uccide solo d’estate’, perché Pif non è uno di quei registi che ci si immagina impegnato nei grandi eventi mondani: Pif è uno di noi, uno che potresti incontrare quando vai al supermercato o in un pab mentre bevi una birra.

Girato a Palermo grazie al supporto dell’associazione Addiopizzo, il film è il risultato di un sapiente mix di elementi di finzione e filmati d’epoca che raccontano le stragi mafiose che sconvolsero la Sicilia tra gli anni ’80 e ’90 attraverso gli occhi ingenui di un bambino, Arturo. In questo modo vicende autobiografiche si sovrappongono a quelle storiche, con un effetto ironico e

Arturo infatti nasce nel giorno in cui Vito Ciancimino diventa Sindaco di Palermo e cresce nella Palermo surreale degli omicidi e delle stragi: quella di Viale Lazio del 1969, dell’omicidio del generale Dalla Chiesa, di Boris Giuliano, di Pio La Torre e Rocco Chinnici fino ad arrivare alle bombe di Capaci e di via D’Amelio del 1992. Qui inizia la sua carriera precoce di giornalista in erba, influenzata da due elementi principali: la mafia e Andreotti, che diventa il suo “divo” personale, venerato con tanto di poster appiccicato nella sua stanzetta. L’amicizia con un reale giornalista, l’intervista al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa poco prima della sua uccisione, l’esperienza di una mafia rappresentata come un male socialmente accettato segnano i primi passi nel mondo del giornalismo, mentre sul piano amoroso c’è uno stallo totale: Arturo è da sempre innamorato di Flora, sua compagna di scuola dai toni un po’ altezzosi che si trasferirà in Svizzera ma che rientrerà nella sua vita come assistente di Salvo Lima. Allo stesso modo anche i personaggi del film, così come è successo e succede ancora nella vita reale, si dividono in due tipologie, chi cerca di capire e combattere Cosa Nostra e chi invece si è girato dall’altra parte e non vede niente.

In questo modo PIF diverte e commuove, giocando su più registri e muovendosi con agilità al confine tra ironia e dramma, dimostrando che si possono affrontare temi seri e di un certo peso, come la mafia, anche con un sorriso. Il cast lo accompagna in questa missione: bravi soprattutto Alex Bisconti nell’interpretare Arturo bambino e Ginevra Antona nel ruolo di Flora, l’amatissima compagna di scuola di Arturo.

Un film digeribile, nonostante la serietà del tema trattato, anche grazie alla tecnica di ripresa ed al linguaggio che Pif è solito utilizzare in tv: l’idea del film nasce infatti dalla puntata sulla mafia del programma che conduce su Mtv, Il Testimone, un’idea vincente come confermato dal “premio del pubblico” ricevuto al Torino film festival 2013.

Insomma, grande Pif!


Pif in due righe:
Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, nato e cresciuto a Palermo, è il figlio del regista Maurizio Diliberto e ha già collaborato a diversi film: Un tè con Mussolini (1998) di Franco Zeffirelli, I cento passi (2000) di Marco Tullio Giordana.
Il suo esordio come autore su Italia 1 risale al 2001, in cui debutta come Iena, mentre nel 2007, su MTV, dà vita al suo primo programma individuale, Il testimone, in cui emerge come reporter molto particolare.

"PELLE" di Erica Zanin

"PELLE" di Erica Zanin
Un romanzo in vendita su www.ilmiolibro.it

"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.