Regia: Walter Salles. Attori principali: Kristen Stewart, Garrett Hedlund, Kirsten Dunst, Sam Riley, Viggo Mortensen. Genere: Drammatico Con la trasposizione cinematografica di Sulla strada, il romanzo epocale di Jack Kerouac, Walter Salles porta sullo schermo lo spirito di ribellione di un'epoca: il film ambientato negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Quaranta è un condensato di amicizia, amore, sesso, droga, jazz, eccessi, ricerche interiori, farmaci psicoattivi e paesaggi americani ripresi dal sedile passeggero di una Hudson. L'incontro tra l'aspirante scrittore New Yorkese Sal Paradise (alter ego di Jack Kerouac) e il giovane Dean Moriarty,ex-pregiudicato dall'alone maledetto, che si alterna tra la disinibita e seducente moglie Marylou e l'amante Camille, da infatti inizio a una serie infinita di peregrinazioni lungo le vie di Stati Uniti e Messico in cui, poco a poco, eventi, luoghi personaggi incontrati vengono trasformati in parole che assurgeranno a manifesto generazionale.
Tra i personaggi, ci sono anche altri alter ego dei mostri sacri della Beat Generation (Carlo Marx/Allen Ginsberg, Dean Moriarty/Neal Cassady) e fa impressione come dal film emerga la loro giovinezza: me li immaginavo come trentenni con visi trasudanti esperienze di vita e sicurezza, invece sembrano dei ragazzini che hanno appena superato la fase adolescenziale.
Walter Salles, regista brasiliano già autore de I
diari della motocicletta, non delude riuscendo a portare sullo schermo un
film dalla gestazione lunghissima che già in passato Francis Ford Coppola aveva
messo da parte .
Di
contro, il film è certamente un po' lungo (due ore e 17 minuti di visione!), ma
poi c'è il jazz, quello intenso, salvifico.
"Nell'antichità, quando gli uomini non avevano la scrittura, per comunicare,
cercavano un sasso la cui forma esprimesse i loro sentimenti e lo inviavano
all'altra persona. Chi lo riceveva, dalla sensazione al tatto e dal peso capiva
i sentimenti di chi l'aveva inviato." Departures
Film da premio
Oscar (vincitore dell’Oscar per il Miglior Film in Lingua Straniera nel 2009 e dell'Audience Award al Far East Film Festival di
Udine dello stesso anno) che affronta con delicatezza, grazia e dignità un tema difficile ed
evitato quale la morte, Departures,
di Takita Yojiro, rappresenta un modo diverso di concepire la morte da quello
tipico della cultura occidentale: la morte è un cancello che è necessario
attraversare per poter poi percorrere l’altra parte dell’esistenza.
In questo
senso Tatti Sanguineti, nel corso di un’intervista, ha parlato del film come di
“un’operazione molto mirata di marketing cinematorafico” studiata in modo tale
da accontentare sia lo spettatore più smaliziato che quello meno filo-orientaleggiante:
il film è stato infatti congegnato in maniera
tale che lo spettatore arriva a superare il tabù visivo della morte e si sente
comunque a suo agio, nonostante il tema trattato.
Il film narra il percorso di crescita del violoncellista
Daigo (Motoki Masahiro) che, dopo lo scioglimento dell'orchestra in cui
suonava, rimane senza lavoro e decide di ritirarsi con la moglie Mika (Hirosue
Ryoko) nella sua casa in campagna nel suo villaggio natale, un paese alle porte
di Yamagata. Mentre è alla ricerca di una nuova occupazione, trova su un giornale
un annuncio interessante e viene sedotto dalla parola fuorviante 'partenze' (departures, appunto). Crede di
candidarsi per un lavoro in un'agenzia di viaggi ma, raggiunta l a presunta
agenzia, scopre che i viaggi di cui si parlava nell'inserzione erano le
dipartite nel mondo dell'aldilà.
Titubante all'inizio, accetta, diventando così amico e
discepolo dell’eccentrico becchino locale, Sasaki (Yamazaki Tsutomu), andando
incontro ad una disapprovazione e ad un’emarginazione sociale incomprensibili
in un Paese come il Giappone, dove il culto dei morti è così sacro.
Se la morte è soltanto un commiato, Daigo diventa un
bravo "nokanshi" (letteralmente, maestro di deposizione nella bara)
che prepara e accompagna il morto, come una sorta di Caronte, in una dolce e
dignitosa transizione verso l'aldilà, una cerimonia rispettosa che avviene in
composto e discreto silenzio fatto di dignità e rispetto. Daigo dedica alla
vestizione della salma la stessa perizia e lo stesso rispetto che dedica al suo
violoncello, cercando minuziosamente di restituire
le sembianze della vita al defunto,rendendo la morte in un certo senso più sopportabile.
Insomma, un plot originale e una storia gradevole con
il giusto mix di umorismo e malinconia, sicuramente interessante.
"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!
Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.