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domenica 16 dicembre 2018

AUTOTERAPIA DI MAURIZIO RUGGIANO: QUANDO LE FERITE DIVENTANO LUCE



"L'arte è una ferita che si trasforma in luce", Braque.

Classe 1966, una collezione di disagi e una serie di relazioni travagliate alle spalle tra cui quella conflittuale con i propri genitoi abusi sessuali e il proprio vissuto di omosiessualità.

E la ricerca. La ricerca di se stesso ad ogni costo, e di un modo per ricucire gli strappi, in monasteri francescani, così come attraverso il buddismo tibetano, la macrobiotica e la mistica sufi, e il superamento del trauma attraverso l'arte e l'autoanalisi che questa implica.

Il risultato? Installazioni, foto, video, computergrafica, arazzi composti con oggetti riciclati, come immagini simboliche di blocchi psichici. Crudezza e candore, una vertigine di corpi, sessi, lotte e emozioni sfilano di fronte ai volti di spettatori quasi anestetizzati dalla vita, per cercare di sconvolgerli, di trapiantare un germe in loro.

È l'Autoterapia di Maurizio Ruggiano, una necessità espressiva, ma anche un processo di confessione, elaborazione e trasformazione con ambizione alla funzione terapeutica.



E quando parliamo di trasformazione ci riferiamo al mutamento a 360°: un rito liberatorio che vadalla trasformazione di sé, alla lavorazione dei feticci e dei materiali di scarto, per mettere ordine nel disordine della vita.

Domando perché come sfondo delle sue opere inserisce sempre delle linee verticali colorate."Per rimanere ancorato alla realtà, mentre la mente viaggia" risponde, circondato da vecchi peluches ingabbiati e video con un'a storia emotiva lacerante.


Un artista a tutto tondo, formatosi all'Accademia di Belle Arti di Palermo, che fino al 26 gennaio 2019 espone le sue opere presso l’Associazione Nuvole di Palermo, in una mostra personale a cura di Luciana Rogozinski.

domenica 13 maggio 2012

LASHKARS – FOTO DAL PAKISTAN DI MASSIMO BERRUTI




"It is very rare that one experiences so directly, before a photographic work, the feeling of what inspired it and of what from day to day was its purpose. It is especially so as this feeling is completely contrary to what we think – or believe – we know of war photography". Christian Caujolle in "Lashkars" Ed Actes Sud 2011


Mi sono persa in una foto.
In bianco e nero, è talmente essenziale, ma al contempo profonda da arrivare al cuore delle cose.


Non a caso, fa parte di Lashkars La serie di fotografie esposte a Spazio Forma, premiate dalla Fondation Gestion Carmignac dopo una selezione di progetti sull’area del Pashtunista. L’autore è un fotografo romano, classe 1979, Massimo Berrutti, un reporter di frontiera che ha viaggiato molto in Asia, e in particolar modo in Pakistan e Afghanistan, interessandosi ai cambiamenti sociali che stanno interessando la regione.
Dalla condivisione della vita quotidiana con i Laskhars, sono nate queste visioni pure, animate da un movimento interno e ambientate in un rigido inverno, ma anche vere, con una storia intrisa di sofferenza, speranza e attesa.

«Nel mio lavoro non ci sono mezze misure. Investe tutto, anche la sfera privata. È una passione che prosciuga e da cui è impossibile fuggire». Massimo Berrutti

«La fotografia mi affascina per la sua innata capacità di comunicare, è un modo per poter dire qualcosa. Le storie che vado a raccontare hanno quasi sempre un retroscena che io non condivido e che vorrei evidenziare forse anche per suscitare un po' di fastidio, procurare una sorta di orticaria. Per chi fa reportage, la finalità è sempre legata al voler comunicare qualcosa, pur mantenendo uno sguardo imparziale. Vorrei che le mie fotografie parlassero attraverso il loro contenuto, la sostanza. Non voglio indirizzarne la lettura attraverso giochi di atmosfere. Penso che una fotografia non debba essere costruita, quanto piuttosto cercata». Massimo Berrutti

"PELLE" di Erica Zanin

"PELLE" di Erica Zanin
Un romanzo in vendita su www.ilmiolibro.it

"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.