Autore: Andrea G. Pinketts
Titolo: Il senso della frase
Editore: Feltrinelli
Pag.: 248
Anno: 2006 (1995 prima ed)
Genere: mah!!
ISBN 978880781336
Sito web dedicato all'autore: http://www.pinketts.com
"Ci si abitua a tutto. Altrimenti si muore. E quando siamo morti sono gli altri ad abituarsi all'idea della nostra morte."
Potremmo forse definirlo un libro "variabile", credibile-incredibile, di certo stravagante e mai banale, un libro dal tipico "non-senso" meneghino, anche se in alcuni tratti lento e poco scorrevole, caratterizzato da un certo fascino alcoolico e da una dimensione borderline in cui finzione e realtà sembrano fondersi e confondersi.
Ambientato nella Milano labirintica degli anni ottanta, familiare ma oscura, accogliente ma misteriosa, divertente ma surreale teatro metropolitano degli errori e degli orrori, Il senso della frase è un vero e proprio sciroppo contro la convenzionalità
Il protagonista, Lazzaro Sant'Andrea, continua a imbattersi in se stesso e nelle sue ossessioni, mentre è alla ricerca del "senso della frase" nonchè di Niki, una una donna dal naso a becco e vestita come cappuccetto rosso, che forse è morta, forse è stata uccisa, o forse sta solo fingendo di esserlo.
Circondato da un coro tragicomico di marionette perverse e costantemente in bilico, fatto di perditempo, psicologhe, ninfomani, bugiarde patologiche, squadre di assassini su pattini a rotelle, babbi natali omicidi, Lazzaro non è solo una creatura di Pinketts, ma è Pinketts stesso, quell'eroe immaturo e geniale, il cavaliere pieno di paure, il mantenuto che mantiene i propri vizi, non si sa come.
Insomma una trama fatta di situazioni surreali a cui si alternano introspezioni, una trama che fa sì che la storia passi così un po' in secondo piano, tanto l'unica realtà è quella delle bugie erette da Nicky. E quella dei virtuosismi linguistici di Pinketts, che, con la sua scrittura iperbolica e con i suoi giochetti verbali, si diverte a plasmare le parole a suo piacimento, usandole come campi di battaglia dai significati molteplici e peculiari.
Un romanzo circolare che inizia e finisce parlando di niente, pur contenendo un mondo intero, con una memorabile conclusione che riprende la prima frase dell'incipit: "Non so sciare, non so giocare a tennis, nuoto così così ma ho il senso della frase".
Di certo Pinketts ha il senso della frase, lo usa a meraviglia e per nostra delizia anche in questo romanzo che viene considerato il manifesto letterario dello scrittore milanese, da lui stesso definito come "La cosa più utile che sia mai stata scritta dopo le istruzioni per l'uso della nitroglicerina".
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