mercoledì 2 gennaio 2013

Kajal: le esperienze di guerra e di vita di Maria Cuffaro



Titolo:
 Kajal

Autrice: Maria Cuffaro
Casa editrice: Edizioni ImprimAtur 
Costo: €16,00
"Vi racconterò della guerra, non come donna o come madre, ma come giornalista, vi racconterò come si nascondono le notizie, di cosa vuol dire trovarsi sotto il fuoco, avere paura". 

"La realtà la puoi solo capire se ti sporchi le mani: non basta osservare, a volte bisogna anche vivere."


Si chiama "Kajal", come la matita nera che Maria Cuffaro mette sempre sulle e dentro le palpebre, quasi a simboleggiare l'unione tra Occidente e Oriente che ha caratterizzato la sua vita, visto che questo libro-racconto raccoglie una serie di istantanee in cui l'inviata conduttrice del TG3 ritrae le sue esperienze da inviata, oltre che di donna e mamma, svelandoci i retroscena del suo lavoro e della sua vita.
Nata da padre siciliano e madre svizzero-indiana, Maria Cuffaro ha una lunga carriera giornalistica alle spalle che l'ha portata a viaggiare tra Gaza e Cambogia, tra Kashmir, Iraq e Stati Uniti: giornalista del TG3 (dal 1989), autrice di inchieste e reportage come, tra i tanti, quelli in Asia, Africa, Sud America e quello sulla strage di Nassirja, ha scritto anche per il Manifesto, l'Espresso, Avvenimenti e ha lavorato con Michele Santoro in trasmissioni come Il rosso e il nero, Tempo reale, il Raggio Verde, Sciuscià.

In kajal Maria Cuffaro parla finalmente di sé, lasciando trapelare tutta la rabbia, le mascelle serrate, ma anche il coraggio, la forza di volontà e la sensibilità di colei a cui Marcello Dell'Utri  si era rivolto con l'appellativo“la faccia dark, un po’ gotica” di certi giornalisti di Raitre. 


Ma oltre agli scorci della bambina che era in Sicilia, della storia della sua famiglia e della sua esperienza di inviata di guerra nei posti più difficili del Mondo, nel libro troviamo anche le esperienza vivide delle vittime, dei carnefici e dei sopravvissuti che la storia ha dimenticato, viste attraverso i suoi occhi truccati appunto col kajal.

Scendendo nei dettagli, al centro del libro c’è l’Iraq del 2004 e l'assedio di Nassiriya, con i militari italiani lasciati a subire gli attacchi dei guerriglieri senza avere a disposizione adeguati mezzi per difendersi in quella che il Governo insisteva a definire una "missione di pace". Ma Kajal è popolato soprattutto di persone che la storia ha dimenticato, eroi ai margini come il reporter argentino Mario Podestà morto in Iraq nel 2003, persone invisibili come gli zingari o le prostitute italiane e le loro vite, conosciuti quando, travestita da zingara o da prostituta, girava per Roma e Milano cercando lavoro ed elemosina, nel tentativo di entrare nelle loro vite, conoscerle, viverle e raccontarle. 
E sempre nel libro, però, accanto alla guerra, alla sofferenza, all'adrenalina provocata dallo scoppio delle bombe a un palmo di naso, accanto al desiderio di essere pronta testimone insieme alla sua troupe di ciò che accade, c’è Lorenzo, il figlio di Maria Cuffaro, e la sua legittima paura che la sua mamma muoia. Una presenza che comporta delle scelte che a volte implicano ancora più coraggio di quello finora dimostrato.
Quello che mi colpisce particolarmente di questo libro è la capacità dell'autrice di coinvolgere il lettore negli eventi, nei luoghi, nelle sensazioni, nelle confidenze ed nelle emozioni descritte sia nel suo essere che nel suo significato, di rendere visibile la guerra e di rendere vicine e a portata di mano cose lontane. Non per altro, tra i premi vinti da Maria Cuffaro figurano anche il premio Ilaria Alpi (2005) e il premio Maria Grazia Cutuli (2007).

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"PELLE", il mio primo romanzo che consiglio a tutti!

Siamo nella Milano dei giorni nostri, in quella zona periferica che da Greco conduce a Sesto San Giovanni. In un autobus dell'ATM, un autista, ormai stanco del suo lavoro, deve affrontare una baby gang che spaventa i suoi passeggeri. Si chiama Bruno ed è uno dei tanti laureati insoddisfatti costretti a fare un lavoro diverso da quello da cui ambivano: voleva fare il giornalista e invece guida l'autobus nella periferia di Milano. Ma non gli dispiace e non si lamenta. E' contento lo stesso: è il re del suo autobus e i suoi passeggeri sono solo spunti interessanti per i racconti che scrive. Li osserva dallo specchietto retrovisore, giorno dopo giorno, li vede invecchiare, li vede quando sono appena svegli e quando tornano dal lavoro stanchi morti, e passa il tempo ad immaginarsi la loro vita. Finché nella sua vita irrompe Margherita, con la sua vita sregolata, con i suoi problemi di memoria, con i suoi segreti. E tutto cambia. Fuori e dentro di lui.